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Chiara e Virginia, le sindache inguaiate dagli "uomini neri"

Dopo Marra a Roma, l'ex portavoce di Appendino indagato per estorsione a lei e licenziato dal governo

Chiara e Virginia, le sindache inguaiate dagli "uomini neri"

Sono gli «uomini neri» che imbarazzano le donne del Movimento Cinque Stelle. A Roma come a Torino. Il caso di ieri riguarda Luca Pasquaretta, ex portavoce di Chiara Appendino, indagato dalla Procura del capoluogo piemontese per estorsione ai danni della sindaca, traffico di influenza illecita e turbativa d'asta, ora cacciato dallo staff del viceministro dell'Economia Laura Castelli, per la quale si occupava di comunicazione dopo il licenziamento da Palazzo Civico. Sotto la Mole, a maggio, era caduto l'altro «guardaspalle» di Appendino, il capo di gabinetto Paolo Giordana, indagato per il disastro di Piazza San Carlo e nell'occhio del ciclone per aver chiesto di togliere una multa a un amico. Pasquaretta «il pitbull» e Giordana «Richelieu» come i «quattro amici al bar» del Campidoglio. Personaggi spesso scelti al di fuori del Movimento, in virtù di rapporti personali e circoli trasversali che, secondo i puristi del grillismo, avrebbero infiltrato i pentastellati.

A Roma il concetto lo aveva espresso chiaramente l'ex deputata Cinque Stelle Roberta Lombardi, ora capogruppo al consiglio regionale del Lazio. «Il virus che ha infettato il Movimento» secondo la Lombardi era Raffaele Marra, dirigente del Comune sotto varie giunte capitoline, infine assurto a ruolo di «braccio destro» della Raggi. Il 16 dicembre del 2016 Marra viene arrestato con l'accusa di corruzione nell'ambito del processo sulla compravendita delle case Enasarco insieme al discusso immobiliarista romano Sergio Scarpellini.

In un altro processo, quello sulle nomine, Marra viene indagato per abuso d'ufficio in relazione alla nomina di suo fratello Renato al vertice del Dipartimento del turismo del Campidoglio. Nello stesso procedimento è coinvolta Virginia Raggi, accusata di falso in atto pubblico e assolta a novembre scorso.

E fuori dal M5s è stato pescato anche Luca Pasquaretta. Giornalista pubblicista di 41 anni, nato a Forenza, in Basilicata, e trapiantato a Torino durante il periodo universitario. Alla fine non si è mai laureato, ma in compenso ha cominciato a seguire la Juventus, il club bianconero dove per un periodo ha lavorato Appendino, per svariati quotidiani, tra cui Il Messaggero e Il Secolo XIX. Prima di approdare al Comune, Pasquaretta ha fatto molti lavori tra cui l'addetto stampa per la fiera «Torino Erotica» ed è stato direttore di una rivista sul mondo dell'erotismo, tant'è che qualche collega aveva cominciato a chiamarlo, più o meno simpaticamente, «direttore». Poi è diventato il «pitbull» o «bodyguard» che non si separava mai dalla sua sindaca. Una storia finita con l'uscita di scena di Pasquaretta da Palazzo Civico, ad agosto, dopo l'inchiesta sulla dubbia consulenza del giornalista al Salone del Libro di Torino.

Subito dopo, secondo la procura, ci sarebbe stato il presunto ricatto ai danni di Appendino per costringerla a trovargli una nuova sistemazione lavorativa. Arrivata con l'incarico a Roma nello staff della Castelli e con una consulenza a Bruxelles per l'europarlamentare di Alessandria Tiziana Beghin.

Il «virus» dei manovratori esterni non vuole staccarsi dal M5s.

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