Cronache

La chiesetta del ricordo contro la tangenziale: la battaglia del Vajont

Il sagrato di Faè è una delle poche cose che resistette al disastro del '63. Ora è minacciata

La chiesetta del ricordo contro la tangenziale: la battaglia del Vajont

Il campanile di Pirago. Il sagrato della chiesa di Faè, il rudere di una casa. Non altro, di quell'onda assassina, erano le undici meno venti di una sera, il nove di ottobre del sessantatré, nulla rimase, tra morti e distruzione, la vita cancellata dall'acqua della diga, il Vajont, il silenzio non più della notte ma della morte. Il sagrato, con i mattoni grigiastri di una dimora, è l'unico ricordo di quelle ore tragiche a Faé che è frazione di Longarone e sta sulla proprietà di Giovanni Battista Protti, avvocato bellunese con studio legale a Padova. Due anni fa gli comunicarono che quelle pietre, che hanno resistito alla violenza della natura e all'ignoranza dell'uomo, non potranno resistere alle esigenze di traffico e circolazione della valle, intasata di automobili e camion. Protti ha atteso invano due anni una risposta, una lettera. Nulla, come il deserto di Longarone. Ieri la Sovrintendenza, svegliata dagli articoli di giornali, ha scritto una paginetta per nulla dire o spiegare, parole nel vento di un'estate violenta.

Quell'incrocio di Faé risulta essere tra i più pericolosi per chi viaggia verso le Dolomiti. Allora si annunciava appena la candidatura di Cortina per i Giochi Olimpici. Ora le Olimpiadi invernali sono un affare fatto, ufficiale, conclamato e da oggi l'Anas esproprierà terreni e tutto quello che vi si trova appresso, il progetto di architetti e ingegneri prevede una variante sulla statale 51 Alemagna, Cortina ha priorità su tutto, il resto non conta, non serve, non è utile, non rende. Roberto Pedrin è il sindaco di Longarone e sta cercando un compromesso, per difendere il territorio, salvare la memoria storica del Vajont e venire incontro alle esigenze delle nuove infrastrutture. Anas ha allestito una squadra internazionale di esperti che farà della statale 51 Alemagna un esempio mondiale di gestione integrata di mobilità, con sistemi wired e wireless che consentiranno la connettività fra persone, veicoli e infrastrutture. Questo è il futuro. C'è il passato che non può essere remoto e vive in quelle ombre di mattoni.

Giovanni Battista Protti è uomo di legge ma ha deciso di andare contro la stessa, si è autodenunciato alla Procura della Repubblica di Belluno e così recita nel suo scritto: «Procedo a un'autodenuncia preventiva per quanto andrò a compiere. Signor Procuratore, ove l'impedire l'accesso comporti la violazione di precetti di rilevanza penale, desidero e sollecito che Ella eserciti l'azione penale contro di me, per i reati che riterrà di configurare».

Significa che l'avvocato Giovanni Battista Protti è pronto a occupare le proprie terre e il sagrato, qualunque mezzo può essere utile ad impedire l'accesso degli addetti Anas, non nell'ettaro agricolo sul quale i tecnici potranno intervenire, ma nella fetta di terra che circonda il sagrato e la casa, ultimo ricordo di quella notte maligna.

Gli uomini dell'Anas si presenteranno documenti in mano, picchetti e segnaletica di divieti vari, l'avvocato si veste da tribuno ma senza gesti plateali, se sarà il caso parcheggerà trattori e automezzi, la sua potrebbe diventare una nuova sfida, ruspa contro ruspa, per difendere, non la proprietà ma i ruderi di una casa, di una chiesetta che si portano appresso la memoria di quella sera di ottobre destinata nuovamente a scomparire.

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