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Chiudere il Cara di Mineo? Non se ne parla Anzi sarà ristrutturato con quasi 5 milioni

I costi sono manutenzione e tecnologie. E le procedure fermano i rimpatri

Chiudere il Cara di Mineo? Non se ne parla Anzi sarà ristrutturato con quasi 5 milioni

Antonella Aldrighetti

Roma Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, in campagna elettorale, sembrava avesse le idee chiare sia sulla nuova organizzazione che avrebbe investito i centri di accoglienza sia sulla gestione degli immigrati. A partire dalle risorse. Diceva la scorsa settimana: «Cinque miliardi di euro sono troppi» ricevendo placet e condivisioni da più parti. Piaceva anche la sua idea di allestire 20 centri di permanenza per i rimpatri (i cosiddetti Cpr, conosciuti anche come Cie, centri di identificazione ed espulsione), uno per ogni regione, già concordata con i governatori dello stesso schieramento politico. Già. Ma la programmazione che dovrebbe portare a queste sostanziali novità è al momento ancora sconosciuta. Sono invece facilmente individuabili e accreditate le procedure che stanno interessando progetti e nuovi investimenti.

Quali? Gli stessi portati avanti dal predecessore Minniti. A breve partirà infatti la ristrutturazione complessiva del Cara di Mineo, l'enorme centro di accoglienza in provincia di Catania che ospita a oggi circa 2.500 richiedenti asilo. L'affidamento è in corso d'opera mentre a occuparsi del bando di gara è Invitalia, l'agenzia del ministero dello Sviluppo economico che fa capo a Luigi Di Maio, su mandato del Viminale. E così come stanno le cose, il dossier migranti, potrebbe costituire un primo impasse per il neogoverno Lega-Cinquestelle e far apparire la maggioranza oltreché inesperta anche un po' goffa nella valutazione di chi comanda chi e cosa.

Contraddizioni e incongruenze, sono evidenti anche su altri fronti (uno fra tutti: lo scivolone di Di Maio sul capitolo esteri in merito al veto sulle sanzioni alla Russia), a meno che il Viminale non decida di esautorare la commessa e bloccare Invitalia. Intanto però gli affidi vanno avanti. Cristallini. L'impegno di spesa per la manutenzione di 404 villette nonché delle strutture comuni interessa 4 milioni e 666 mila euro. Certo un esborso enorme contando gli arredi e i materiali assai modesti delle case. Si spenderanno anche 28 mila euro per la rete internet libera e il wifi, 87 mila per risistemare la rete elettrica e 77 per gli impianti antincendio e poi ancora lavori alle recinzioni e ai cancelli automatici. Oltre al fatto che il contratto vincola l'aggiudicatario per 3 anni.

E pensare che la commissione parlamentare d'inchiesta sull'accoglienza ai migranti nel 2017 aveva decretato, senza appello e all'unanimità, che il Cara di Mineo doveva essere chiuso nel più breve tempo possibile. Nulla di più inascoltato visto che la prefettura di Catania ha deliberato anche l'intero incarico dei servizi di accoglienza per un massimo di 2.500 immigrati.

Ma l'elenco delle divergenze lega-pentastellate non si esaurisce a Mineo. A Foggia è stato avviato l'intero procedimento per affidare la gestione del grande centro di accoglienza di Borgo Mezzanone. Poca cosa, per carità, in confronto all'omologo siciliano, visto che ospita poco più di 600 immigrati ma tant'è. E allora calcolatrice alla mano viene fuori che per gestirli, ospitarli e accudirli si impegneranno 33 milioni di euro con un altro vincolo di tre anni.

Cioè se il nuovo inquilino del Viminale volesse mettere un punto alle politiche del predecessore, avviare un nuovo modello di gestione e trasformare in Cpr gli attuali Cara, sarà sicuramente legato a obblighi temporali che dovranno anche fare i conti con il numero sempre crescente dei richiedenti asilo.

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