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Ci teniamo i terroristi e abbandoniamo i marò

Abbiamo scarcerato uno dei sospettati dell'attentato al Bardo e gli daremo asilo politico. Una tutela negata solo ai nostri fucilieri

Ci teniamo i terroristi e abbandoniamo i marò

Tra i tanti tristi primati dell'Italia, siamo l'unico Stato al mondo che ha legittimato la clandestinità, che investe le proprie risorse per farsi auto-invadere dai clandestini, che privilegia gli immigrati rispetto agli italiani nell'attribuzione delle risorse e dei servizi sociali per i più bisognosi, se ne è aggiunto un altro: siamo l'unico Stato al mondo che sta per concedere l'asilo politico a un sospetto terrorista islamico pur di non estradarlo in un Paese dove vige la pena di morte, mentre non abbiamo avuto remore a consegnare dei connazionali, dei fedelissimi servitori dello Stato, i nostri due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in un Paese dove vige la pena di morte.

I terroristi del mondo intero sanno che possono sbarcare e scorrazzare liberamente in Italia, presentandosi senza documenti, rifacendosi un identikit declinando le generalità che pare loro, pretendendo vitto, alloggio, abbigliamento, sigarette, ricarica del cellulare e assistenza medica gratuitamente, per sfuggire alle loro autorità, contattare o arruolare adepti alla guerra santa islamica, procurarsi armi, riciclare denaro sporco, essere pronti a perpetrare degli attentati nel nostro paese o all'estero.

Il caso del ventiduenne marocchino Abdelmajid Touil, clandestino, riparato dai famigliari residenti a Gaggiano, in provincia di Milano, è sconvolgente. La Tunisia ne ha chiesto l'estradizione per il suo coinvolgimento nella strage del Museo Al Bardo di Tunisi dello scorso 18 marzo, in cui furono uccisi 21 turisti tra cui 4 italiani. Gli inquirenti italiani concordano sul fatto che Touil è stato 3 giorni a Tunisi e 2 settimane in Libia, probabilmente nel territorio controllato dai terroristi dello «Stato islamico» dell'Isis, prima di sbarcare da clandestino a Porto Empedocle il 17 febbraio scorso. Ugualmente gli inquirenti italiani concordano, sulla base delle registrazioni di una scheda telefonica acquistata e attivata a Tunisi lo scorso 3 febbraio, che Touil era in contatto con i due terroristi islamici dell'Isis autori della strage del Museo Al Bardo.

Tuttavia gli inquirenti italiani sostengono che Touil li avrebbe contattati nella loro veste di «scafisti», non di terroristi. E, considerando che Touil, da quando sbarcò da clandestino a Porto Empedocle non si sarebbe mai mosso dall'Italia, è stato scagionato da qualsiasi ruolo nella strage del Museo Al Bardo. Le autorità giudiziarie italiane non si sono limitate a negare l'estradizione in Tunisia, ma si sono schierate al fianco degli avvocati di Touil per impedire che possa essere comunque espulso in quanto clandestino. Poi si è andati oltre, al di là di qualsiasi ragionevole ipotesi, considerando che abbiamo a fare con un soggetto che come minimo ha violato la nostra legge oltre ad essere accusato di terrorismo da uno Stato amico, chiedendo che gli si riconosca l'asilo politico.

Il Procuratore capo di Torino, Armando Spataro, ha spiegato che «in adesione ai principi enunciati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo», non possiamo neppure espellere Touil in quanto clandestino, perché una volta in Marocco potrebbe essere estradato in Tunisia dove è in vigore la pena di morte. Ed ecco perché, pur di sottrarci all'insistenza con cui la Tunisia lo richiede, gli avvocati di Touil hanno annunciato che richiederanno il riconoscimento dello status di rifugiato politico.

Benissimo! L'Italia si confermerà la Mecca del terrorismo islamico. Sin d'ora abbiamo dimostrato di non essere uno Stato affidabile nella lotta al terrorismo islamico globalizzato. Perché mai nel 2015 l'Italia ha espulso una cinquantina di predicatori d'odio, con la motivazione di essere collusi con il terrorismo islamico, in Paesi dove vige la pena di morte, mentre nel caso di Touil si dovrebbe fare un'eccezione? Ma soprattutto, perché mai abbiamo tradito due onesti militari italiani, in servizio per difendere lo Stato, consegnandoli per meschini interessi materiali ad uno Stato dove vige la pena di morte, mentre ora scopriamo che un sospetto terrorista islamico deve essere tutelato costi quel che costi? Vergogna!

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