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Cicchitto avverte il premier: siamo un cespuglio pieno di spine

L'esponente di Ncd: "Governo vivo grazie a noi"

Cicchitto avverte il premier: siamo un cespuglio pieno di spine

Roma - Onorevole Cicchitto ha sentito Renzi? Ha detto che non vuole parlare con i partitini. Ce l'ha con voi?
«Forse Renzi dimentica che il suo è un governo di coalizione. Come lo era quello di Enrico Letta. Non credo sia un problema di partiti o partitini. O cespugli. Ma è un problema di gruppi parlamentari. E ricordo che è grazie ai gruppi parlamentari di Alleanza popolare che i provvedimenti del governo sono passati, e passeranno, in Parlamento».

Detta così suona quasi come una minaccia.

«Nessuna minaccia. Però credo che in un governo di coalizione i provvedimenti che vengono presentati alle Camere non debbano essere soltanto quelli che decide il Lider Maximo. E non voglio essere frainteso. Non voglio entrare nella logica della verifica. Mi limito ad osservare che in questo momento il Pd non ha la maggioranza assoluta in Parlamento. Eppure ha il presidente del Senato, della Camera, ha il presidente del Consiglio. E il capo dello Stato viene da quelle fila. Insomma: “troppa grazia Sant'Antonio”».

E come pensate di potere contenere tutta questa “grazia”?

«Attraverso la normale vita parlamentare. Vale a dire che sarebbe opportuno che i provvedimenti, prima di arrivare in Parlamento, vengano discussi - prima dai ministri - ma poi anche dal confronto con i gruppi. Ci sono chiarimenti da offrire sul Jobs Act, ma anche sulle banche popolari. Dico questo per evitare quel che è successo con la legge di Stabilità. Quando venne ritirata da Palazzo Chigi perché ritenuta piena di cosiddette marchette. Eppoi, il governo ha presentato un testo pieno delle sue marchette».

Quella legge di Stabilità venne approvata al Senato anche perché Forza Italia garantì il numero legale.

«Appunto, oggi dentro Ap è in atto - come in Forza Italia - una dialettica politica. Ma pensando a quei giorni, mi tornano alla mente il confronto interno al Pd che è stato memorabile e che non credo sia finito. Eppoi, a proposito di Forza Italia, ricordo che il governo Letta nacque da una felice intuizione di Berlusconi che prendeva atto dei risultati del 2013 e della fine di un bipolarismo muscolare. Ora sembra evidente che sarebbe stato meglio che il centrodestra fosse rimasto unito e presente nel governo Renzi. Avremmo avuto un potere contrattuale maggiore».

Quindi, il dialogo con Forza Italia prosegue...

«Abbiamo aperto un dialogo politico con Forza Italia, alla luce della comune appartenenza al Partito popolare europeo».

Vuol dire che vi presenterete insieme alle prossime elezioni amministrative?

«Una cosa è certa: deve nascere un nuovo centrodestra. Ma non può nascere con la Lega di Salvini, che è cosa ben diversa da quella di Bossi. Occorre aprire una nuova fase dopo l'esplosione/implosione subita anche per la radicalizzazione delle posizioni. Magari forme più strette di collaborazione possono nascere nelle Regioni dove la Lega non è presente».

State tirando Berlusconi in maggioranza?

«È una riflessione che sta a lui fare».

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