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La Cina sempre più vecchia: stop al controllo delle nascite

La fine della politica del figlio unico non ha avuto l'effetto sperato. Il governo prepara la svolta (e ostacola i divorzi)

La Cina sempre più vecchia: stop al controllo delle nascite

In principio fu una scimmia, oggi è un maiale. Precisamente cinque suini: mamma, papà e tre cuccioli. È questo il disegno protagonista dei francobolli ufficiali per l'Anno del Maiale 2019, svelati a inizio agosto dal governo di Pechino. La figura, e il tema della famiglia, non sono casuali: secondo alcuni analisti alluderebbero all'intenzione dell'esecutivo di eliminare le restrizioni sul numero di figli - attualmente due - che una coppia può avere. D'altronde nel 2016, alla vigilia dell'abolizione della politica del figlio unico in vigore dal 79, in occasione dell'Anno della Scimmia era stato emesso un francobollo raffigurante un primate con i suoi due bebè. La conferma che la fine del controllo delle nascite è in discussione in Cina è arrivata ieri, quando il quotidiano statale Procuratorate Daily ha scritto che nella bozza del nuovo codice civile che l'Assemblea nazionale del popolo sta redigendo non c'è alcun riferimento «alla pianificazione familiare». Non è stato chiarito se il limite massimo di due figli sarà innalzato o se verrà eliminato del tutto: se così fosse, si invertirebbe una rotta mantenuta da quasi quarant'anni.

Che il tema fosse sul tavolo del presidente Xi Jinping, e di tutto il complesso apparato burocratico della Repubblica popolare, lo si ipotizzava da tempo. Se non altro perché la popolazione cinese continua a invecchiare, ponendo seri problemi anche dal punto di vista economico. Oggi gli over 65 rappresentano circa il 10% del totale e, se non si inverte il trend, entro il 2050 più di un quarto degli 1,3 miliardi di abitanti del Paese saranno anziani. Il che non significa solo un numero insostenibile di pensioni e strumenti di sostegno da finanziare, ma anche la mancanza di forza lavoro e, di conseguenza, un rallentamento dell'economia. Sempre per questi motivi due anni fa era stato abolito il controverso divieto di mettere al mondo più di un figlio per coppia, causa di tanti aborti forzati e sterilizzazioni, oltre che dello squilibrio odierno per cui in Cina ogni 100 donne ci sono 115 uomini (potendo avere un figlio solo, i genitori sceglievano il maschio). Ma l'eliminazione del vincolo non ha portato al baby boom auspicato da Pechino: nel 2016 sono nati 17,9 milioni di bambini, la metà di quanto si aspettava il governo e solo 1,3 milioni in più rispetto al 2015, quando ancora vigeva la misura. Nel 2017 il numero dei nuovi nati è addirittura sceso a 17,2 milioni, contro una previsione di 20, e il tasso di fertilità si è fermato a 1,6 figli per donna, contro il 2,1 necessario per mantenere la popolazione stabile.

Di qui, la necessità di intervenire al più presto. Il nuovo codice civile, che dovrebbe contenere novità sul tema, sarà pronto per il 2020. Tra gli altri aspetti riformati - e non sembra un caso - ci sarebbe anche il divorzio: potrebbe essere introdotto un mese di «congelamento» della pratica in cui entrambe le parti possono riflettere sulla volontà di separarsi ed eventualmente ritirare la domanda. Per il resto, gli analisti sono divisi. C'è chi, ottimisticamente, crede che per favorire la natalità il governo introdurrà strumenti a sostegno della maternità, come permessi dal lavoro pagati e asili gratuiti. Altri, invece, prevedono che lo Stato continuerà a esercitare un controllo sui diritti riproduttivi delle donne e sul diritto di ciascun cittadino di crearsi la famiglia che desidera. Solo che lo farà in senso opposto, magari premendo sui matrimoni e limitando la possibilità di abortire.

Passando, quindi, dal vietare i figli all'obbligare le famiglie a concepirne di più.

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