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Ciro Grillo e i tre amici a processo per stupro. Rischiano dodici anni

Contestata la violenza di gruppo. Udienze a porte chiuse a Tempio Pausania dal 16 marzo

Ciro Grillo e i tre amici a processo per stupro. Rischiano dodici anni

Verranno processati tutti e quattro. Ciro Grillo e i suoi amici dovranno difendersi dall'accusa pesantissima di violenza sessuale di gruppo. Era difficile immaginare un colpo di scena e il prevedibile copione dell'udienza preliminare è stato rispettato: il gup di Tempio Pausania ha rinviato a giudizio gli imputati che rischiano, sulla carta, da 6 a 12 anni di carcere. Una pena teoricamente alta, ancora di più se i fatti fossero avvenuti solo un mese dopo: il 9 agosto 2019 è il giorno in cui in Italia entra in vigore la legge sul Codice rosso che per questo crimine porta le pena a 14 anni, ma i fatti contestati sono avvenuti nella villa della famiglia Grillo la notte fra il 16 e il 17 luglio 2019. Dunque, per un soffio si applica la vecchia normativa.

L'impianto accusatorio ha retto - afferma laconico il procuratore della Repubblica Gregorio Capasso - noi faremo la nostra parte, poi si vedrà. Nessuno contesta la notte di sesso, ma le versioni divergono, anzi fanno a pugni. Stupro, no un'orgia. Silvia, la ragazza Italo-norvegese che otto giorni dopo aveva sporto denuncia, sintetizza brutalmente quel che sarebbe avvenuto: «Mi hanno violentata tutti e quattro». «Non è vero, era consenziente - replicano Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria». Chi mente? E dove sta la verità?

Certo, il contesto gioca contro i giovani: difficile immaginare che la ragazza avesse dato il consenso ad un rapporto multiplo, ancora di più dopo le bevute - iniziate al Billionaire e a quanto pare proseguite nell'appartamento di Cala di Volpe - che le avevano annebbiato la mente e ridotto la capacità di decidere. Ci sono poi le foto oscene scattate all'altra ragazza presente in quelle stanze, Roberta, che dormiva sul divano. Le immagini dei genitali appoggiati sulla sua faccia documentano un'altra violenza e naturalmente fanno pensare che quello sia stato il metronomo della giornata.

Il 16 marzo si ritroveranno tutti in aula, a porte chiuse come sempre quando ci sono vicende così scabrose, ma il dibattimento si svolgerà con il rito ordinario. Insomma, Grillo junior e i suoi amici hanno abbandonato la strada dell'abbreviato, che garantisce un terzo di sconto sull'eventuale pena, per giocare il tutto per tutto nel confronto con la loro accusatrice. Una scelta rischiosa, ma nemmeno troppo: con la violenza sessuale è impossibile ottenere la condizionale e una condanna porta dritti in cella. Tanto vale provare a mettere in difficoltà Silvia con le domande delle difese nel controesame.

In questi casi la donna viene sottoposta a un fuoco di fila di quesiti imbarazzanti, anche se di recente la Corte di Strasburgo ha posto un argine e una limitazione a questa pratica. «Non sono felice ma sono soddisfatta - spiega alla fine dell'udienza Giulia Bongiorno, legale di Silvia - la mia assistita soffre tuttora e ho atteso per dire che si è assistito a una distorsione da parte di alcuni giornali e la ragazza è finita sul banco degli imputati, ma il materiale probatorio racconta una verità diversa».

Certo, questa vicenda era rimasta nella penombra per quasi due anni, poi il 19 aprile scorso Beppe Grillo mette in rete un video dai contenuti fortissimi: «Mio figlio è su tutti i giornali come uno stupratore seriale. Perché allora non è stato arrestato? Sono ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo, quattro coglioni e non quattro stupratori».

Dopo infinite polemiche, la parola ora passa ai giudici.

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