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Classe media più povera Il miracolo alla rovescia del governo gialloverde

In un decennio il potere d'acquisto fa -10% E la Banca d'Italia lancia l'allarme mutui

Classe media più povera Il miracolo alla rovescia del governo gialloverde

La crisi e le tasse hanno massacrato la classe media. E il governo gialloverde ha aggiunto il «carico da 11» con l'effetto spread che ha reso più pesanti le rate dei mutui. In Italia, insomma, la pressione del ciclo macroeconomico negativo si è scaricata quasi interamente sulla fascia di reddito compresa che arriva fino ai 55mila euro. Quasi 12,2 milioni di italiani, con un reddito da 15mila a 26mila euro, hanno perso il 10,4% in potere d'acquisto nel periodo 2008-2018. È quanto rileva un'elaborazione del Sole 24 Ore sui dati Ocse. In pratica, dal 2008 al 2018, per i redditi c'è stata una riduzione di 2.350 euro all'anno. L'analisi ricomprende nella «classe media» anche chi arriva a poco oltre i 42mila euro. Nonostante l'allargamento delle classi statistiche, la tendenza negativa rimane: dai 26 ai 55mila euro di reddito annuo, infatti, i dati registrano un calo decennale dell'11,7 per cento.

Lo scaglione fino a 15mila euro ha perso 3,3 milioni di dichiaranti, molti dei quali sono finiti, però, in un'area che include la disoccupazione o il lavoro in nero. Al contrario, i contribuenti con oltre55mila euro di reddito sono aumentati numericamente (+22,5%) e rappresentano quasi il 5% del totale italiano ma con una contrazione del reddito medio che ha toccato il 12,5% nel decennio preso in esame. Il risultato è molto semplice: dal 2008 al 2018 il reddito medio degli italiani è rimasto pressoché invariato a 21.170 euro (-0,5%). Il che implica una perdita di potere d'acquisto molto consistente che, tenendo conto dell'inflazione, supera il 18 per cento.

Anche se queste elaborazioni devono essere considerate con cautela perché non includono l'economia sommersa, la fotografia che restituiscono è quella della solita Italia spaccata in due con il Nord caratterizzato da una middle class impoverita e con il Sud che scivola nella povertà (emblematico il caso limite della Calabria con il 61,5% dei contribuenti che dichiara meno di 15mila euro). Tra i grandi Paesi, ha rilevato l'Ocse, l'unica eccezione è rappresentata dalla Francia, Paese nel quale la consistenza numerica della classe media è aumentata: (+4,2%), al contrario dell'Italia e anche della Germania (-5,8%).

Come detto, l'aumento dello spread rappresenta un ulteriore elemento di compressione dei redditi. L'ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato dalla Banca d'Italia ha misurato l'impatto diretto sulle famiglie: chiedere un nuovo mutuo oggi costa di più rispetto a nove mesi fa. Secondo Via Nazionale, «il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato si sta trasmettendo gradualmente al costo dei nuovi finanziamenti: rispetto allo scorso settembre i margini applicati dalle banche sui mutui a tasso fisso sono cresciuti di quasi 50 punti base, mentre quelli sui mutui a tasso variabile si sono mantenuti stabili».

Questo vuol dire che un mutuo da 100mila euro a tasso fisso costa di soli interessi fino a 500 euro in più l'anno. Con buona pace del viceministro dell'Economia, Laura Castelli, che aveva giurato e spergiurato che lo spread non si sarebbe riflesso sui costi dei finanziamenti. È l'Italia del cambiamento.

In peggio.

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