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"Clima, accordo pessimo". Strappo (a metà) di Trump

L'addio degli Usa: «Sbaglio di Obama, danneggia i lavoratori. Ora negoziati per una nuova intesa»

"Clima, accordo pessimo". Strappo (a metà) di Trump

L'America di Donald Trump dice no al clima. Il presidente ha rotto la suspence creata al G7 annunciando il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi, una decisione rivelata nel corso di una conferenza stampa nel Rose Garden della Casa Bianca dopo un'attesa al cardiopalma. E con la quale mantiene una delle principali promesse della sua campagna elettorale. «Per rispettare l'impegno preso con i cittadini, gli Usa dicono addio al trattato, ma inizieremo dei negoziati per cercare un accordo che sia giusto», ha detto Trump. La scelta, però, potrebbe avere serie conseguenze sul mantenimento degli impegni da parte degli altri Stati firmatari ad adottare misure per frenare il riscaldamento del pianeta, e rischia di danneggiare non poco le relazioni diplomatiche americane. «L'accordo negoziato da Obama impone target non realistici per gli Usa nella riduzione delle emissioni è cattivo per gli americani ed è stato firmato per disperazione - si legge poi in un documento della Casa Bianca distribuito in Congresso - con questa azione il presidente mantiene la promessa di mettere al primo posto i lavoratori Usa». Alla fine The Donald ha preferito la linea dura, e non sono servite le richieste di chi sino all'ultimo ha fatto pressione perché gli Usa mantenessero gli impegni presi nel 2015 dall'allora Commander in Chief Barack Obama, che ieri ha replicato: «Così Trump rifiuta il futuro». In favore di «Cop 21», a cui aderiscono 195 Paesi (mancano solo Siria e Nicaragua), si è schierata la grande industria americana, a partire dalle Big della Silicon Valley - da Apple a Google, da Facebook a Microsoft - secondo cui la scelta nuoce all'ambiente, oltre a penalizzare l'economia. Mentre Exxon Mobile ha affermato che l'industria petrolifera è pronta a convertirsi alle nuove tecnologie. L'amministratore delegato di Tesla Elon Musk, invece, ha annunciato che uscirà dal consiglio degli advisor economici della Casa Bianca. Città e Stati americani hanno poi assicurato che andranno avanti da soli, come il sindaco di New York Bill de Blasio, il quale ha garantito da parte della Grande Mela il rispetto di «Cop 21». La scelta del Commander in Chief, accolta con numerose manifestazioni di protesta a Washington, rischia ora di isolare gli Usa. «È una grande delusione per gli sforzi globali nel ridurre le emissioni di gas serra», ha commentato il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. «La Russia dà grande importanza» all'accordo sul clima di Parigi, ma «allo stesso tempo va da sé che l'efficacia di questa convenzione sarà probabilmente ridotta senza i suoi attori chiave», ha detto il portavoce del presidente russo Vladimir Putin. Mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel si è «rammaricata» per la decisione di Trump definendo l'intesa «essenziale». Duro anche il leader francese Emmanuel Macron: «Degli accordi di Parigi nulla è rinegoziabile», pertanto Usa e Francia «continueranno a lavorare insieme, ma non sul clima». «L'annuncio di oggi ci ha galvanizzati piuttosto che indebolirci e questo vuoto sarà riempito da una nuova, ampia, impegnata leadership», ha assicurato da parte sua il Commissario Ue per l'Energia, Miguel Arias Canete. La Cina, invece, ha annunciato che continuerà a lavorare con l'Ue al rafforzamento di «Cop 21»: i cambiamenti climatici sono «una sfida globale che nessun Paese può ignorare - ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying - Non importa se altri cambiano idea, noi seguiremo un modello di sviluppo sostenibile».

La stessa amministrazione Trump si era spaccata sul tema «verde», con la figlia del presidente Ivanka e il marito Jared Kushner sul fronte pro-Parigi, insieme al segretario di Stato, Rex Tillerson, mentre a guidare i contrari c'erano il capo stratega Steve Bannon e il capo dell'agenzia per la difesa dell'ambiente (Epa), Scott Pruitt.

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