Cronache

La clinica per sole donne che vogliono un aborto sicuro

Dopo il caso della 41 enne «rifiutata» da 23 ospedali

La clinica per sole donne che vogliono un  aborto sicuro

A leggere tutti i passaggi e le pratiche che una donna deve fare per abortire viene male. Se poi dall'altra parte ci si vede respingere perché di dieci medici, otto sono obiettori, abortire diventa un parto.

Come è accaduto a Giulia, 41 enne padovana, che la terza gravidanza non la voleva. Lei si è vista respingere da ventitré ospedali. Ha dovuto contattare la Cgil per abortire e ha abortito proprio nell'ospedale che l'aveva rifiutata per primo. Così il direttore sanitario dell' Ulss 6 Euganea nel padovano (Unità locale socio sanitaria), Domenico Scibetta, è corso ai ripari e ha annunciato la nascita di un centro unico soltanto per gli aborti. Una sorta di «clinica» pubblica dove le donne potranno essere accolte e seguite nell'affrontare il percorso che le porta a interrompere la gravidanza. Perché se è vero che ci sono gli obiettori di coscienza, è altrettanto vero che qualcuno con coscienza senza obiezione, deve pur esserci: otto ginecologi, infatti, non obiettori, disponibili in provincia di Padova, esclusa la città capoluogo, saranno concentrati in un unico polo. Una decisione che in realtà il direttore aveva preso a maggio scorso, dando seguito a un protocollo già operativo. Il centro, ci fanno sapere, sarà pronto per fine anno e i medici saranno presi dagli ospedali di Camposampiero, Cittadella, Piove di Sacco, Schiavonia e Sant'Antonio, tutti nel padovano. Gli aborti in questi centri l'anno scorso sono stati 529, resi possibili grazie a quegli otto «angeli» bianchi, su un totale di 41 medici. Un'obiezione che qui tocca le soglie dell'80% .

A Padova- città, invece, sotto l'ala dell'azienda ospedaliera universitaria, appena due ginecologi garantiscono l'applicazione della legge 194 del 1978, il restante 95% si astiene per motivi etici. Ma in Veneto ci sono situazioni anche al limite con la totalità dei medici obiettori: il 100%. Come a Camposampiero nel padovano, ad Adria nel rodigino e nel Polo ospedaliero dell' est Veronese dove nessun medico nel 2015 ha praticato interruzioni di gravidanza. Per non parlare poi di un ospedale come all' Angelo di Mestre dove il 93,75% è medico obiettore.

Insomma abortire sembra un'odissea come l'aveva definita Giulia e come è emerso da un'interrogazione del consigliere regionale Piero Ruzzante.

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