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Codice degli appalti congelato a metà. E Bruxelles apre: paghiamo il 55% della Tav

Accordo gialloverde: stop per 2 anni di alcuni punti, in attesa di nuove regole

Codice degli appalti congelato a metà. E Bruxelles apre: paghiamo il 55% della Tav

Roma - Oggi approda, forse, in Aula al Senato lo sblocca cantieri. L'accordo sembrerebbe raggiunto anche se tra Lega e Cinquestelle la rottura è sempre dietro l'angolo. Ieri una giornata convulsa segnata da un braccio di ferro a distanza tra i due litigiosissimi alleati di governo. Divergenze che hanno imposto un rallentamento all'iter del decreto che ancora oggi dovrà subire le ultime limature in commissione Bilancio a Palazzo Madama. L'accordo lascia perplesso il senatore di Forza Italia Lucio Malan che non crede all'efficacia del provvedimento e sottolinea il rischio di abusare dello strumento del decreto legge: spesso entrano in vigore norme che poi scompaiono poche settimane dopo durante la discussione in Parlamento sostituite da altre completamente diverse. «Tutti i governi hanno abusato della decretazione d'urgenza ma questo governo è andato oltre - dice Malan -. Alla conflittualità interna ha aggiunto l'incapacità, perché spesso le norme sono scritte male».

L'annuncio di un accordo finalmente ritrovato è arrivato ieri nel primo pomeriggio dopo quella che è stata definita come una telefonata chiarificatrice tra i due eterni litiganti il vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. A scatenare il fuoco incrociato l'annuncio di un emendamento presentato dal Carroccio che chiedeva la sospensione per due anni del Codice degli appalti. La buona novella è arrivata con la nota dei due capigruppo di M5s e Lega, Stefano Patuanelli e Massimiliano Romeo. «Proporremo quanto già concordato in sede di commissione, vale a dire un emendamento che prevede la sospensione di alcuni punti rilevanti del Codice degli appalti per due anni, in attesa di una nuova definizione delle regole per liberare da inutile burocrazia le imprese», insomma apparentemente ancora una volta l'ha avuta vinta Salvini anche se Patuanelli e Romeo assicurano che il punto di compromesso raggiunto soddisfa entrambe le parti. «Per i subappalti resta la soglia del 40 per cento come previsto dalla commissione e per le offerte economicamente vantaggiose rimane il 30 per cento del limite del prezzo», precisa il pentastellato Patuanelli. Della proposta della Lega si mantengono «i primi tre» dei cinque punti di sospensione previsti. Resta «la possibilità che i Comuni avranno fino al 2020 di procedere a fare le gare senza rivolgersi alla stazione unica appaltante, con la sospensione dell'obbligo»; introdotta anche «la sospensione dell'Albo dei Commissari perché non è completo fino al 2020 nelle more della riforma» e infine la proroga fino al 2020 della possibilità di ricorrere all'appalto integrato. Dunque sembra che anche per lo sblocca cantieri si sia ripetuto lo stesso copione che va avanti da quando a Palazzo Chigi si è insediato il governo gialloverde: Di Maio e Salvini litigano ma poi i parlamentari in commissione si mettono d'accordo.

Eppure la rottura era apparsa insanabile quando il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli aveva accusato i leghisti di cercare il pretesto per la rottura. Poi sono arrivate le rassicurazioni di Salvini: «Nello sblocca cantieri ci sono i soldi per i Comuni, i soldi per i terremotati, c'è libertà di azione per le imprese». E tra i cantieri in attesa di ripartire c'è sempre la Tav.

Dall'Europa arriva un segnale positivo per i Sì Tav: Bruxelles ha confermato che è disponibile ad aumentare la quota di partecipazione all'opera fino a coprire il 55% dei costi.

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