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Il codice Serracchiani: "Sindaci, usate il sapone e niente calzini corti"

La governatrice del Friuli (a fine mandato) invia uno strambo manuale agli eletti

Il codice Serracchiani: "Sindaci, usate il sapone e niente calzini corti"

Avviso ai sindaci friulani e attigui: lavatevi e rispettate il galateo. L'ordine arriva da Serracchiani Debora presidente della Regione. Un manuale scritto con tutte le note da seguire, errori da evitare, un bon ton che sarebbe di ordinaria amministrazione, regole che si insegnano ai bambini e che gli adulti trasgrediscono. Ma, dopo l'esclusione dalla corsa elettorale, la Serracchiani aveva necessità di scendere in campo, la sua iniziativa diventa una notizia, i nuovi comandamenti, ormai traditi e violentati nel quotidiano, provocano reazioni e commenti. Se a dettare i consigli fosse un uomo allora saremmo qui a registrare la ribellione del mondo femminile ma la Debora è intoccabile in quanto donna. Il tema è così surreale da portare una conseguente riflessione: forse la Serracchiani ha ricevuto gli esiti di un sondaggio che smaschera le cattive abitudini dei sindaci furlàn? Forse alcuni di questi sono stati filmati e fotografati mentre si mettevano le dita nel naso e si addobbavano come punk pronti a un rave party o del partito?

Il vademecum non fa distinzioni, invita donne e uomini, sindaci e sindachesse di boldriniana accezione, a rispettare la buona educazione, nel dire, nel fare, nel vestire.

Dunque alle signore viene fatta richiesta di tenere sotto controllo la lunghezza della gonna, mai sopra il ginocchio. Sullo stesso argomento si è espresso il magistrato barese Bellomo, da ieri destituito dai suoi compiti e titoli, ma quella è un'altra storia. Andiamo alle essenze: i profumi debbono essere appena accennati, lavande, colonie ed effluvi vanno aspersi in dose limitata per evitare di passare per una escort o simile, anche con i gioielli meglio evitare di trasformarsi in fattucchiere o madonne itineranti.

Per i sindaci occhio alle cravatte e alle pochette, colori mai sgargianti, nuances aggraziate. La camicia assolutamente o bianca o azzurra e non da cow boy, evitare maglioni, giubbe, eskimo, gli abiti siano in linea con l'incarico. Effettivamente certe immagini di sindaci, sottosegretari, senatori, non soltanto friulani, fanno venire alla mente vecchi telefilm di mandriani, dal fisico tozzo, circonferenze ai limiti della tracimazione, la scelta di vita non è proprio quella e il ricorso alla fascia tricolore non riesce a nascondere la ciccia che avanza. Ma la Serracchiani sa benissimo che l'abito non fa il monaco, figuratevi il sindaco, e allora allarga il suo quadro di consigli, anche alla tavola.

Il risotto si mangia con la forchetta, meglio sarebbe scrivere che si porta alla bocca con l'attrezzo di cui sopra, ingoiarlo con i rebbi sarebbe pericolosissimo. Comunque sul risotto con gli sclopit o gli urticions sono d'accordo. Non so se in Friuli qualcuno usi il cucchiaio ma la domanda sorge spontanea: anche il riso in brodo va affrontato con la forchetta, cara Debora? Passo alla minestra, la presidente presidentessa ricorda che la zuppa, brodo o affini, non si tira su con il sonoro, per non farsi riconoscere dal risucchio. Tutto questo bontontificio a che cosa dovrebbe servire? Non soltanto a essere educati con se stessi ma a rispettare gli ospiti che possono essere onorevoli, sottosegretari, ministri, nazionali ed esteri, prelati e figure istituzionali che, si presume ma non è affatto detto, già siano a conoscenza dei dettami elencati nel manuale che si sostituisce al testo sacro di Galeazzo Florimonte o della Sotis Lina. La Serracchiani non fa cenno all'uso di eventuali veli tanto cari alle nostre donne in politica quando sono in trasferta in territori dove il copricapo è previsto, rituale che la stessa Serracchiani ha rispettato quando è andata in visita in Iran. Meglio evitare l'argomento e buttarsi sul sapone.

Stendo io un velo pietoso.

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