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Col nuovo statuto il Pd di Zingaretti ritorna al passato

Il nuovo statuto abolisce l’automatismo tra segretario Pd e candidato premier e, anche se apparentemente sembra più social, più green e più giovane, segna decisamente un ritorno al passato

Col nuovo statuto il Pd di Zingaretti ritorna al passato

“Cambieremo tutto”. Nicola Zingaretti l’aveva promesso mesi fa e, ora, il cambiamento è divenuto realtà. Il nuovo statuto del Pd, approvato oggi al termine dell’Assemblea nazionale di Bologna, introduce una sorta di ‘rivoluzione’ che mette in soffitta la cosiddetta ‘vocazione maggioritaria’. La figura del segretario del Pd e del candidato premier non coincideranno più automaticamente. Ma non solo. Torna il ‘congresso’ classico con la presentazione delle mozioni su cui si esprimeranno solo gli iscritti e che si concluderà con l’elezione del segretario attraverso primarie aperte. Il nuovo corso zingarettiano ‘battezza’ anche l’istituzione dei congressi straordinari che il segretario può indire per affrontare un singolo tema (come per esempio quello dell’alleanza col M5S), senza necessariamente dover eleggere un nuovo gruppo dirigente. Si sancisce nero su bianco la natura antifascista del Pd.

Nasce la 'piattaforma deliberativa online', voluta da Maurizio Martina per dare la possibilità agli iscritti di dare il proprio contributo attraverso un’app. Il Pd sarà "un partito più aperto alla partecipazione delle persone, molto più diretta, rendendo protagonista chi ne fa parte", dice Zingaretti dopo il voto, dando così risposta alle istanze dei 'Giovani turchi' che pochi giorni fa chiedevano un percorso costituente più diffuso e condiviso dai circoli. Ed è da questa richiesta che il Pd lancia i circoli online per 'liberare' il partito dai 'signori delle tessere' e dà vita ai “punti Pd” dove tre militanti faranno sentire la loro presenza sul territorio. Il Pd, si legge su Repubblica, diventa un partito federale, ossia con una direzione nazionale indicata per metà, eletta per 2/3 dai territori e per un terzo costituita da amministratori o segretari locali votati dagli iscritti.

Si prevede la parità di genere per i gruppi dirigenti a tutti i livelli, nasce l’Assemblea nazionale dei sindaci e la fondazione per la formazione e la promozione della cultura politica, presieduta da Gianni Cuperlo. E, per finire, il Pd avrà un bilancio di sostenibilità che rispetta gli obiettivi di Agenda 2030 delle Nazioni Unite e un piano annuale per la ripartizione e gli incentivi ai territori legati alla promozione del 2x1000 per il finanziamento delle attività. Insomma, quello di Zingaretti, sarà un Pd apparentemente più social, più green e più giovane, ma il congresso tradizionale e l’abolizione della figura del segretario-candidato premier sono decisamente un ritorno al passato.

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