Politica economica

Vetture green, il regalo a Pechino dell'Europarlamento

Nel chiedersi se l'industria automobilistica europea possa continuare a prosperare, l'Europarlamento mostra di essere in confusione su se stesso e sulla propria ragion d'essere

Vetture green, il regalo a Pechino dell'Europarlamento

Ascolta ora: "Vetture green, il regalo a Pechino dell'Europarlamento"

Vetture green, il regalo a Pechino dell'Europarlamento

00:00 / 00:00
100 %

Nel chiedersi se l'industria automobilistica europea possa continuare a prosperare, l'Europarlamento mostra di essere in confusione su se stesso e sulla propria ragion d'essere. In un documento ufficiale appena divulgato, il Servizio Ricerche illustra le 10 questioni da monitorare, tra cui il futuro del settore auto europeo, con la sua storia centenaria di eccellenze ingegneristico-meccaniche, di qualità, design e creatività. Riconosce questo patrimonio che vale l'8% del Pil e 12,9 milioni di addetti, con dei leader mondiali nella produzione e nella componentistica.

Poi descrive lo scenario, riportando «l'elettrificazione come strategia chiave dell'industria per produrre veicoli a zero emissioni allo scarico e decarbonizzare il settore». Ecco le prime falsità. È stata la politica, con la Commissione, a imporre all'industria la produzione di auto elettriche, essendosi accorti che la domanda spontanea non avrebbe mai e poi mai adottato questa tecnologia su base significativa. Inoltre, il settore è già decarbonizzato, producendo appena lo 0,9% delle emissioni, e quelle considerate sono allo scarico e non sul ciclo vita completo. A questo punto, dopo aver scaricato la responsabilità sull'industria (che pure ne ha di sue per non essersi opposta), illustra come sia sotto attacco da parte di nuovi concorrenti, Cina in testa, che «sta prosperando avendo scommesso sulle auto elettriche». Altra inesattezza. La Cina non ha scommesso sulle auto elettriche; ha scommesso che l'Europa avrebbe scommesso sulle auto elettriche, e ha vinto. La storia la conosciamo. L'industria europea, per riconvertirsi alle batterie, ha virato la sua strategia dai volumi, che vuol dire saturazione degli impianti e occupazione, ai margini, con l'abbandono del segmento di primo prezzo e sgombrando il campo alle esportazioni cinesi. Per inciso, di auto termiche, non elettriche.

Poi giù a descrivere come la Cina sia competitiva sulle batterie e sui materiali necessari, non capendo che questa è esattamente la ragione per contrastare la diffusione della mobilità elettrica e non promuoverla per legge. In pratica, hanno assunto una posizione terza, valutando quale sia il meglio per l'umanità. Senza entrare nel merito, il macigno è che i parlamentari non sono terzi, ma giocano con la maglia dell'Europa. Non gli è chiaro che la loro funzione è fare gli interessi degli europei e aumentare, non ridurre, la nostra capacità di generare ricchezza. Sì perché, quando sei il luogo più ricco del pianeta e arriva la globalizzazione, ti può capitare di diventare meno ricco. Dunque, devi giocare le tue carte puntando a minimizzare tale rischio. In ballo c'è solo il benessere dei cittadini, che a Bruxelles credono sia garantito.

Purtroppo non lo è, come i fatti stanno dimostrando.

Commenti