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Condanna dimezzata per Del Turco

In Appello si ridimensionano le accuse contro l'ex governatore: pena ridotta a 4 anni e due mesi

L'ex governatore della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco
L'ex governatore della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco

Roma È colpevole ma non troppo, Ottaviano Del Turco. La condanna dell'ex governatore della Regione Abruzzo a 9 anni e 6 mesi per tangenti nella sanità abruzzese è stata dimezzata ieri dalla Corte d'Appello dell'Aquila, che ha ridotto da 26 a 6 gli episodi corruttivi contestati in primo grado. Sconti di pena sono stati concessi anche a molti altri imputati. Del Turco dovrà scontare 4 anni e 2 mesi per le tangenti che avrebbe preso in cambio di favori dall'ex titolare della casa di cura privata Villa Pini, Vincenzo Maria Angelini, il grande accusatore e allo stesso tempo imputato di questo processo, ora assolto dall'accusa di corruzione. Il reato per il quale è stato condannato l'ex presidente della Regione Abruzzo è quello di associazione a delinquere per induzione indebita, ossia la vecchia concussione. Un'accusa, quella di aver favorito gli interessi delle cliniche private, che Del Turco, già ministro delle Finanze e presidente della Commissione Antimafia, ha sempre respinto e per la quale nel luglio del 2008 venne arrestato dalla Procura di Pescara insieme a una decina di assessori e funzionari della Regione. «Ci sono prove schiaccianti», si sbilanciò un magistrato poche ore dopo l'arresto. In cella Del Turco rimase 28 giorni, altri due mesi li trascorse ai domiciliari. Per questo si dimise, la giunta regionale di centrosinistra cadde e in Abruzzo si tornò alle urne. La «clemenza» della Corte è andata oltre lo sconto di pena sollecitato dal Pg Ettore Picardi nella sua requisitoria, al termine della quale aveva chiesto per l'ex governatore 6 anni e 6 mesi, «una pena giusta e non spettacolarmente esemplare», come quella inflitta in primo grado. Lo stesso Pg aveva chiarito che la richiesta di revisione non riguardava il merito delle accuse, quanto piuttosto la totale mancanza nel processo dei riscontri patrimoniali. Le tracce del reato, infatti, non poco in una vicenda di tangenti, non sono mai state trovate. La Corte, presieduta da Luigi Catelli, è andata oltre, riducendo ulteriormente la condanna. L'avvocato Giandomenico Caiazza, invece, aveva chiesto l'annullamento: la giunta Del Turco, a suo dire, «andava fatta fuori perché operava con danno gravissimo alle operazioni illegittime di alcune cliniche». Ma i giudici hanno sempre ritenuto attendibili le rivelazioni del grande accusatore, Angelini, che nel 2008 in sette interrogatori fiume rivelò ai magistrati di aver pagato tangenti per un totale di 15 milioni ad alcuni amministratori regionali in cambio di agevolazioni. Del Turco era accusato insieme a Camillo Cesarone, ex capogruppo regionale del Pd, e a Lamberto Quarta, ex segretario generale dell'ufficio di presidenza della Regione, di aver intascato mazzette per 5 milioni e 800mila euro. Ora il patron della sanità privata abruzzese, che era stato condannato a 3 anni e 6 mesi, è stato assolto e dovrà essere risarcito. «Questa decisione chiarisce una volta per tutte la credibilità di Angelini», commenta il suo difensore, Gianluca Ducci. Per l'avvocato Caiazza, invece, «è difficile capire questa sentenza, la singolare distinzione che è stata fatta sulle varie dazioni, quindi bisognerà attendere di leggere il dispositivo per comprendere come siamo stati assolti dall'80 per cento dei reati e condannati per il 20».

«Ho l'impressione - conclude il penalista - che sia stata scritta con una terza visione dei fatti rispetto al primo processo e alle difese».

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