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Condannato per stupro ma era innocente Assolto dopo 21 mesi

L'uomo finì nei guai per un equivoco: a denunciarlo l'amica della turista straniera con cui aveva avuto un rapporto consenziente

Condannato per stupro ma era innocente Assolto dopo 21 mesi

Milano - «Ieri è finito un incubo per me e per la mia famiglia e finalmente si è ristabilita la verità. Nessuno mi ridarà mai indietro tutto questo tempo ma quantomeno adesso posso ricominciare a vivere».

Assolto perché il fatto non sussiste. Dopo 21 mesi d'angoscia per un'accusa ingiusta e la successiva condanna in primo grado nel gennaio scorso a sei anni e sei mesi per violenza sessuale, da giovedì un tassista milanese di 33 anni ha ripreso in mano la sua esistenza. Il giovane, nel marzo dell'anno scorso, era stato arrestato dopo che una studentessa canadese a Milano per il progetto universitario «Erasmus», salita sulla sua vettura di servizio il 7 febbraio per farsi accompagnare a casa dopo una serata passata in discoteca, all'Old Fashion, lo aveva denunciato la sera stessa alla polizia per aver approfittato di lei sul sedile posteriore del taxi. In realtà la ragazza - che non era ubriaca - quella notte aveva avuto un rapporto consenziente con il tassista al punto che, prima di salutarsi, il ragazzo le aveva lasciato il suo personale biglietto da visita con la promessa di rivedersi. Un mese, invece, il poveretto era finito a San Vittore a poi ai domiciliari, a casa dei genitori nel Milanese.

Al processo la vittima, che non si è costituita parte civile, è stata sempre un po' fumosa e incoerente, ma mai in malafede. Nel giugno scorso, su Twitter, prima di ripartire per il Canada ha scritto che la sua esperienza milanese era stata «splendida». Che non è certo il commento di una ragazza stuprata. Cos'era accaduto allora perché si arrivasse a tanto? «Una serie di fattori concomitanti e sfavorevoli. Un'enorme distorsione dei fatti (tra i quali anche la non conoscenza della lingua italiana della 20enne) che hanno danneggiato un ragazzo perbene. Basti pensare che le udienze in tribunale erano affollate da amici, parenti, colleghi increduli, insieme alla ex compagna, madre della sua bimba di pochi anni, che gli è sempre stata vicina» spiegano all'unisono gli avvocati Maria Chiara Zanconi ed Edoardo Lorenzo Rossi che hanno preso in mano la difesa d'appello e ci hanno creduto pur - tengono a sottolinearlo - non inventando nulla. «Poteva essere già assolto in primo grado, i fatti erano tutti lì - insistono i legali -. La sua dichiarazione dei fatti è stata cristallina dall'inizio, è sempre stato disponibilissimo con i giudici, ostentando un atteggiamento d'incredulità e rispetto, mai rancoroso nonostante la disperazione. Fino a volersi sottoporre a un nuovo test neuropsicologico, ideato dal professor Giuseppe Sartori dell'università di Padova che ne ha creato anche una versione forense e dal quale l'innocenza del tassista è emersa ancora con prepotenza».

Tra le vicende assurde che hanno portato alla denuncia per stupro la reazione scomposta e spropositata di una connazionale della studentessa. Che vedendo rientrare la coinquilina un po' su di giri, al punto che si era messa subito a letto dopo averle accennato dell'avventura col tassista, aveva chiamato subito allarmata la polizia.

«In realtà il mio assistito se n'era già andato e la polizia fu costretta a svegliare la cosiddetta vittima che da quel momento si trovò catapultata in un ingranaggio più grande di lei, che forse per timidezza e incapacità di contraddire l'amica non è più riuscita a fermare» raccontano gli avvocati.

E anche qui viene in aiuto una frase scritta sempre su Twitter dalla giovane canadese subito dopo la denuncia e tratta da una canzone di Rihanna Man Down (uomo a terra): I didn't mean to end his life, I know it wasn't right (non intendevo ucciderlo, so che non è stato giusto).

In questi giorni è stata invece accusata di simulazione di reato dalle autorità italiane una ragazza inglese di 21 anni, Serena Bowes, che aveva denunciato di essere stata stuprata in un locale di Firenze durante un soggiorno nella città toscana lo scorso maggio, per essere poi «smascherata» da telecamere e testimoni che evidenziarono un rapporto consenziente.

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