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La confessione di Bergoglio: ​"Sono stato dallo psicanalista"

Papa Francesco racconta in un libro la sua esperienza con una psicanalista ebrea: "Era una persona buona. Per sei mesi mi ha aiutato molto, quando avevo 42 anni"

La confessione di Bergoglio: ​"Sono stato dallo psicanalista"

"Ho consultato una psicanalista ebrea. Per sei mesi sono andato a casa sua una volta alla settimana per chiarire alcune cose. Lei è sempre rimasta al suo posto. Poi un giorno, quando stava per morire, mi chiamò. Non per ricevere i sacramenti, dato che era ebrea, ma per un dialogo spirituale. Era una persona buona. Per sei mesi mi ha aiutato molto, quando avevo 42 anni". Il protagonista di questa apparentemente normale storia di psicanalisi non è un personaggio qualsiasi. Ma si tratta di Jorge Maria Bergoglio, al tempo 42enne rettore del Collegio Maàximo in Argentina e oggi successore di Pietro in Vaticano.

A rivelarlo è lui stesso in una intervista contenuta in un libro che tra poco uscirà in Francia, ovvero la trascrizione - come rivela la Stampa - di alcuni dialoghi con il sociologo Dominique Wolton (titolo: 'Politique et société', edizioni L’Observatoire).

Il passato di Bergoglio

Gli anni di cui parla Francesco sono il 1978 e il 1979. Bergoglio era provinciale dei gesuiti nel suo Paese quando imperava la dittatura. L'idea che un pontefice si possa essere rivolto ad un esperti di Freud è una novità. Per molto tempo infatti la Chiesa aveva denunciato "il "pansessualismo" e l'ambizione "totalitaria" della psicanalisi". "Nel luglio 1961 - spiega la Stampa - con Giovanni XXIII, il Sant’Uffizio proibì ai preti di praticare la psicanalisi e ai seminaristi di sottoporvisi". Solo nel 1967 con una enciclica papa Paolo VI ammetterà la possibilità che i seinaristi potessero sottoporsi a sedute di psicanalisi, affermando che "abbiamo stima di questa ormai celebre corrente d studi antropologici".

Il libro del papa

Nel libro-intervista papa Francesco parla anche di migrazioni, bacchettando l'Europa che "chiude, chiude, chiude". Critica in parte l'islam, con cui comunque cerca il dialogo, perché "i musulmani non accettano il principio della reciprocità". Si scaglia contro il laicismo eccessivo della Francia, dove c'è una "colorazione ereditata dai Lumi davvero troppo forte, che costruisce un immaginario collettivo in cui le religioni sono viste come una sottocultura". Sul tema dell'omosessualità fa invece una apertura inaspettata, quando pur difendendo l'unicità del matrimonio tra uomo e donna si spinge a defnire - e quindi a riconoscere - l'unione tra due persone dello stesso sesso come "unione civile".

Poi si sofferma sul principio della "guerra giusta", sostenuto da Govanni Paolo II, e in qualche modo rigetta questo fondamento della dottrina della Chiesa: "La sola cosa giusta è la pace", dice oggi Bergoglio.

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