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Coni, argine azzurro al blitz di Giorgetti

Coni, argine azzurro al blitz di Giorgetti

Roma - Giù le mani dallo sport, è l'avvertimento degli azzurri al governo. Le mani sono quelle del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, con delega allo sport. È lui che ha voluto inserire nella manovra la riforma del Coni, che attribuisce al governo il potere di distribuire le risorse a federazioni e società sportive. Fi prepara diversi emendamenti per Camera e Senato, in difesa dell'autonomia e dell'indipendenza dello sport. Contesta il nuovo sistema per cui l'esecutivo, attraverso la nuova società «Sport e salute», disporrebbe di 370 dei 410 milioni l'anno, prima amministrati dal Coni.

In prima fila c'è, con Adriano Galliani, il responsabile del dipartimento Sport degli azzurri Marco Marin, deputato e campione di scherma con 4 medaglie olimpiche. «Lo sport italiano - dice - è un modello vincente e lo dimostrano le vittorie olimpiche e mondiali, ma non lo rappresentano solo i campioni, bensì il più grande mondo di volontariato nazionale, che sostiene le piccole società dilettantistiche, dove i ragazzi imparano i valori dello sport. Coni e federazioni devono rimanere indipendenti dalla politica».

Ieri l'ultimo incontro tra Giorgetti e il presidente del Comitato olimpico Giovanni Malagò non registra grandi novità e gli azzurri si preparano a contestare la riforma nelle Camere. Per il partito, che ha nelle sue fila anche l'atleta paraolimpica e deputata Giusy Versace, se si vuole riformare il sistema sportivo serve una legge ad hoc e non si può farlo nella manovra. Inoltre, molto dipende dalla governance della società che disporrà dei fondi. Non si tratta di difendere il Coni o Malagò, precisano gli azzurri, ma di salvaguardare l'organizzazione capillare sportiva sul territorio, degli iscritti alle varie federazioni e dei volontari che lavorano per passione nella promozione delle discipline. «I presidenti delle federazioni- spiega Marini- così dovrebbero relazionarsi con il governo per ottenere finanziamenti e questa è una forma di controllo». Giorgetti, però, non sembra molto disponibile.

Parla di «passi avanti, ma forse non come vorrebbe Malagò».

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