Magistratura

La consulta è libera solo se siede a sinistra

Nella scorsa edizione domenicale, il quotidiano la Stampa ha dedicato una intera paginata per riproporre lo spauracchio di una diversa composizione della Corte costituzionale

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Nella scorsa edizione domenicale, il quotidiano la Stampa ha dedicato una intera paginata per riproporre lo spauracchio di una diversa composizione della Corte costituzionale. Secondo questa impostazione, le annunciate riforme del premierato unite alle imminenti nomine dei nuovi giudici costituzionali rappresentano il chiaro sintomo di come anche la Corte costituzionale sia entrata nel mirino della attuale maggioranza di governo. Come noto, la Costituzione Repubblicana scelse l'idea di un controllo accentrato sulla legittimità costituzionale delle leggi per evitare che in qualche modo il potere giudiziario potesse essere straripante rispetto all'attività del Parlamento. Al riguardo l'art.135 della Costituzione prevede quindici membri per un terzo nominati dal Parlamento in seduta comune, per un terzo nominati dal Presidente della Repubblica tra professori ordinari in materie giuridiche o avvocati iscritti da più di venti anni nell'albo ed infine per un terzo eletti dai magistrati delle supreme magistrature ordinarie e amministrative. E proprio i meccanismi di nomina sono state le cause che maggiormente hanno inciso sulla organizzazione e conseguentemente sull'orientamento politico della Corte stessa.

Partiamo dalle scelte dei Presidenti della Repubblica. I Capi dello Stato che si sono succeduti dal 1999 venivano da partiti di sinistra o culture di sinistra. Il che significa che i cinque membri in carica alla Corte costituzionale di nomina quirinalizia, salvo eccezioni, non potevano che riflettere quell'indirizzo. Stesso discorso può essere fatto per i cinque membri nominati dalla magistratura atteso che il gioco delle correnti guidate dalla sinistra giudiziaria si manifesta compiutamente anche in questa occasione. Dei restanti cinque, di nomina parlamentare, almeno un paio sono eletti dalla sinistra. Risultato: oltre i due terzi dei giudici costituzionali hanno un orientamento a sinistra e questo non può non avere un peso nelle loro decisioni, come del resto è normale e logico che sia. Tutto ciò, ha inevitabilmente inciso sulle decisioni della Corte costituzionale che in molti casi hanno subito un riflesso condizionato dal mondo della magistratura.

Basti pensare ai pronunciamenti della Corte costituzionale sul nuovo codice di procedura penale entrato in vigore nel 1989. Il riferimento è a tre sentenze emesse nel 1992, la n.24, la n.224 e la n.225, che in qualche modo hanno stravolto l'originario assetto del codice di procedura penale accogliendo di fatto le istanze della magistratura, refrattaria ad accogliere le novità del processo accusatorio. Stesse considerazioni possono essere svolte con riferimento alle note sentenze sul Lodo Alfano del 2004, a quelle sulla distruzione delle intercettazioni tra Napolitano e Mancino del 2013, ed infine ai recenti pronunciamenti sui conflitti di attribuzione tra il Parlamento ed il Consiglio Superiore della Magistratura.

Esempi non esaustivi certo, ma significativi per dimostrare come a distanza di 76 anni dall'entrata in vigore della Costituzione sembra quanto meno azzardato gridare all'attentato all'autonomia ed indipendenza della Corte.

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