Politica

La Consulta stronca Monti: illegittimi i tagli ai Comuni

Bocciati i 2,25 miliardi di spending review del 2012 La legge vìola la Costituzione per i criteri imposti dallo Stato

La Consulta stronca Monti: illegittimi i tagli ai Comuni

La Consulta lunedì ha bastonato la spending review di Mario Monti, bocciando i 2,25 miliardi di euro di tagli ai Comuni previsti dall'articolo 16, comma 6, del decreto-legge 95 del 6 luglio 2012. Decreto che, secondo la sentenza 129/2016 della Corte Costituzionale, viola gli articoli 3, 97 e 119 della Costituzione.

Nel mirino, in particolare, i criteri stabiliti dalla norma per il riparto dei tagli, affidato a un decreto del Viminale senza un termine preciso per l'adozione - e deciso senza prevedere il coinvolgimento della conferenza Stato-Città e autonomie locali.

Per la Consulta se pure non c'è «nessun dubbio che le politiche statali di riduzione delle spese pubbliche possano incidere anche sull'autonomia finanziaria degli enti territoriali», bisogna però mitigare «tale incidenza (...) attraverso la garanzia del loro coinvolgimento nella fase di distribuzione del sacrificio». Quanto al criterio scelto per i tagli lineari - ossia le spese per i consumi intermedi - la Corte ha ricordato come anche questo non sia «esente da elementi di dubbia razionalità». Perché, come aveva già osservato il Tar del Lazio (al quale si era rivolto il Comune di Lecce all'indomani del secondo decreto montiano sulla spending review), «non appare destituita di fondamento la considerazione che nella nozione di «consumi intermedi» possono rientrare non solo le spese di funzionamento dell'apparato amministrativo (...) ma, altresì, le spese sostenute per l'erogazione di servizi ai cittadini». E dunque quel criterio, spiega la sentenza della Consulta, «si presta a far gravare i sacrifici economici in misura maggiore sulle amministrazioni che erogano più servizi, a prescindere dalla loro virtuosità nell'impiego delle risorse finanziarie».

Soddisfatta l'Anci, che ora paventa ricorsi e «ogni iniziativa utile a chiarire gli effetti» della sentenza, definita «di estremo rilievo» anche perché colpisce proprio le modalità di riparto del decreto, a suo tempo al centro di aspre critiche degli enti locali. Il sindaco di Ascoli Piceno, e delegato Anci alla Finanza locale, Guido Castelli, ricorda come i Comuni «abbiano sempre detto no ai tagli imposti dall'alto», e plaude alla sentenza che «dà ragione ai Comuni, che avevano contestato il carattere unilaterale e non preventivamente concertato del taglio fatto dal governo». «Ci metteremo subito al lavoro - aggiunge Castelli - per capire quali saranno le conseguenze concrete che la sentenza potrebbe produrre a favore dei bilanci comunali».

Esulta anche il sindaco di Lecce, Paolo Perrone: grazie alla sentenza stima di recuperare «1,5 milioni di euro all'anno a partire dal 2012».

Commenti