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Conte incontra la Merkel ma il suo incubo è la Lezzi

Il premier gongola per il bilaterale con la Cancelliera Il M5s non lo sopporta più: «Ora è più vicino ai dem»

Conte incontra la Merkel ma il suo incubo è la Lezzi

Da un lato c'è il premier «per caso» che indossa l'abito buono dello statista a Villa Doria Pamphilj, alla cena romana di lavoro con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Dall'altro un leader politico mai sbocciato, sballottato tra le correnti del partito grazie a cui è andato a palazzo Chigi. Ed è su quest'ultimo fronte che potrebbe terminare la carriera lampo dell'ex autoproclamato avvocato del popolo. Se, in generale, nella politica italiana ci siamo ormai abituati alle evoluzioni fulminee e inaspettate, dentro il M5s lo scenario è ancora più fluido, imprevedibile. L'impressione è che Giuseppe Conte sia all'ultimo giro di giostra. Abbandonato dai capibastone grillini e dai parlamentari che ora lo descrivono come «più vicino al Pd che a noi». Eppure sono passate poche settimane rispetto a quando, dalle parti dei Cinque Stelle, Conte era visto come l'unico leader credibile per sostituire il capo politico Luigi Di Maio, sempre più in balia di un declino inarrestabile.

A Roma, in un lunedì piovoso di novembre, mentre il presidente del Consiglio si preparava per la cena con la Merkel, i caporioni pentastellati in arrivo alla spicciolata nella Capitale dopo il consueto weekend lungo, si esercitavano in ragionamenti più prosaici sul futuro di un Movimento che sembra aver perso la bussola: «la verità è che la maggiore assicurazione sulla vita per Di Maio sono i suoi avversari interni». Seguiva riflessione sull'avvicinamento di Conte al Pd, compresa la presunta corsia preferenziale di cui disporrebbe nei rapporti con alcuni ministri dem. Ma «bruciato», per il momento, il premier cosa resta nel M5s? Gli avversari interni di Di Maio, appunto. Che appaiono molto deboli agli occhi degli stessi parlamentari «ribelli». Nella scorsa settimana un gruppetto si è riunito intorno al senatore calabrese Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, espressione di un'anima «di sinistra», con forti venature giustizialiste e legalitarie. «Difficile immaginarlo come leader», taglia corto un esperto collega di palazzo Madama. Si vocifera di un dualismo tra Di Maio e il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti, il cui attivismo è digerito a fatica dal capo politico. E negli ultimi giorni, complice il caos Ilva, sta prendendo quota la figura dell'ex ministro per il Sud Barbara Lezzi.

Secondo quanto è filtrato, nella cena di lavoro tra Conte e la Merkel si sarebbe accennato anche alla questione dell'acciaieria di Taranto. Nella conferenza stampa prima della cena Conte ha detto: «Sull'ex Ilva ci siamo ripromessi una cooperazione per cercare di confrontarci sulle soluzioni più avanzate dal punto di vista tecnologico». Oltre che di economia, si è parlato di immigrazione e politica internazionale: «Italia e Germania hanno un impegno congiunto per affrontare le principali sfide che ci attendono - ha spiegato Conte - le migrazioni, il rilancio della crescita, l'occupazione, lottare contro il cambiamento climatico, completare la governance dell'Ue, il negoziato sul bilancio, la Brexit e il tema dell'allargamento». Con l'accordo di Malta ancora in alto mare, l'immigrazione è un dossier caldo: «La Germania in materia di migrazioni non ha fatto mancare il suo aiuto all'Italia», ha sottolineato Conte. Quindi la tregua in Libia: «Serve un rapido cessate il fuoco, Italia e Germania stanno lavorando per garantire un esito positivo della Conferenza di Berlino».

E la Merkel ha ringraziato: «Grazie all'Italia per il suo impegno in Libia».

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