Politica

Conte s'incolla alla poltrona: sogna un futuro da leader

Ennesima giravolta del premier: «Resterò in politica» Spera di diventare frontman dell'asse Zingaretti-Grillo

Conte s'incolla alla poltrona: sogna un futuro da leader

L'appetito vien mangiando. E di fame (di poltrone e politica) il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sembra averne ancora tanta. Dal tecnico prestato alla politica al politico di professione: il passo è breve e veloce. Il capo del governo in un colloquio con La Repubblica - annuncia che non lascerà la politica al termine dell'esperienza di governo. Resta, dunque, in campo l'avvocato del popolo. Ormai sempre più avvocato del Palazzo. Mette le mani avanti sull'ipotesi di fondare un partito: «Non mi vedo novello Cincinnato che mi ritraggo e mi disinteresso della politica. Ma la politica non è solo fondare un partito o fare il leader di partito o fare competizioni elettorali. Ci sono mille modi per partecipare alla vita politica e dare un contributo al proprio paese».

Però il dado è tratto. Conte non ritornerà dietro una cattedra. Ma considera più comoda la poltrona a Palazzo Chigi o in altre stanze romane: «Dopo questo mio intenso coinvolgimento, non vedo un futuro senza politica».

E fissa anche il recinto dell'impegno politico: «Ci sono mille modi per partecipare alla vita politica e dare un contributo al proprio paese. Qualsiasi contributo mi troverò a dare sarà comunque in linea con la mia inclinazione che sabato ho esplicitato: sono un costruttore, non sono divisivo».

Conte già si vede come il nuovo messia del centrosinistra targato Zingaretti-Grillo.

L'annuncio di Conte, che ieri ha assunto l'interim del dicastero Pubblica istruzione e Università, dopo le dimissioni di Lorenzo Fioramonti, segue di pochi giorni gli endorsement di Zingaretti e Goffredo Bettini.

Il Pd corteggia l'avvocato del Palazzo da mesi. E pare che l'adescamento abbia prodotto l'effetto sperato.

La scelta Conte getta nel panico Luigi Di Maio: il ministro degli Esteri è sempre più marginale negli equilibri dell'alleanza giallorossa. Con l'ultima uscita il premier mette a segno l'ennesima giravolta. Era il 24 marzo del 2019 quando da una visita in Puglia con l'allora ministro del Mezzogiorno Barbara Lezzi, il capo dell'esecutivo chiariva un concetto: «Non ho la prospettiva di lavorare per una nuova esperienza di governo. La mia esperienza termina con questa. Quello che dobbiamo fare sino all'ultimo giorno in cui avremo questa responsabilità, è lavorare incessantemente, senza sosta, con la massima concentrazione per individuare e selezionare gli interessi degli italiani e perseguirli».

Sei mesi dopo è lo stesso Conte che salirà al Colle per giurare da premier in un governo Pd-Cinque stelle. L'ex prof ha abituato gli italiani a dire una cosa. E farne un'altra.

Il botto di fine anno non sembra aver scaldato (per ora) i cuori degli alleati. Da Pd, Cinque stelle e grillini nessun salto di gioia. Le opposizioni si affidano all'ironia: «Ognuno di noi, è libero di cambiare idea e di rivedere le proprie convinzioni, immaginando per sé il futuro che ritiene più congeniale alle sue legittime aspirazioni. Conte faccia quello che preferisce, il nostro auspicio è che lo faccia lontano da Palazzo Chigi» commenta Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera.

Il leader del Carroccio Matteo Salvini non perde l'occasione per attaccare: «Tutto ciò dimostra che Conte ha sempre mentito, uno che non ha mai preso un voto in vita sua: gli italiani lo aspettano alle elezioni, prima che faccia danni irreparabili».

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