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Conte teme la tempesta e spera nel pressing del Colle

Intanto Fico a caccia di riflettori vola a Bruxelles

Conte teme la tempesta e spera nel pressing del Colle

Roma - Da una parte il Quirinale, Bankitalia e la Bce di Draghi, che tentano - con la loro moral suasion e con le realistiche previsioni di una batosta devastante per l'Italia e le sue prospettive economiche - di convincere il governo a modificare le dissennate cifre della prossima legge di bilancio.

Dall'altra i dioscuri Di Maio e Salvini, che a colpi di «tireremo dritto» e «nessuno ci può giudicare» dichiarano guerra all'Unione europea che tanto, dicono, «tra sei mesi sarà licenziata». La campagna elettorale per le Europee, con la speranza di una forte affermazione delle forze populiste anti-europeiste, resta il loro unico faro politico. Nel mezzo c'è il premier Conte, strattonato da una parte e dall'altra e incerto sul da farsi, ma - dicono - assai spaventato dalla prospettiva di una tempesta perfetta innescata dall'esplosione dello spread e dal downgrading delle agenzie di rating, che spingerebbe l'Italia nel baratro e - quel che più gli sta a cuore - metterebbe ad alto rischio la sua poltrona di premier. Di qui l'autorevole pressing per spingere il governo a correggere al ribasso, magari durante l'esame parlamentare, l'abnorme esplosione della spesa in deficit prevista dal testo attuale. Dalla Commissione europea arriva un'immediata sponda: «Il governo italiano dovrà presentare il proprio bilancio alla Commissione entro il 15 ottobre: valuteremo e, se necessario, proporremo modifiche sine ira et studio». Un segnale importante, perché indica la strada per evitare la bocciatura secca dei conti italiani, con i contraccolpi incontrollabili che potrebbe provocare e che preoccupano anche le istituzioni Ue, alla vigilia di una difficile campagna elettorale.

La Commissione è dunque aperta a valutare positivamente aggiustamenti sensati da parte dell'Italia. Ma Di Maio (in fibrillazione per i sondaggi che precipitano) e Salvini, che intende fare incetta di consensi elettorali alzando ogni giorno di più i toni della guerra contro l'Europa, non mostrano alcuna disponibilità: «Non si torna indietro, non c'è nessun piano B», proclamano. Confidando che alla fine la Ue, non potendosi permettere di perdere l'Italia, abbassi le penne. O forse auspicando segretamente che si arrivi davvero all'implosione definitiva.

Nel tragico caos attorno ai conti italiani, una nota ilare riesce ad inserirla, involontariamente, Roberto Fico. Evidentemente in crisi di visibilità, il presidente della Camera ha fatto trapelare, tramite giornali amici, che si prepara a partire per una missione segreta: andrà in Europa ad incontrare esponenti della Commissione e del parlamento con l'obiettivo - confida - di «fare il mediatore» tra il governo italiano e la Ue sulla manovra.

A che titolo e con quali competenze, è poco chiaro, ma a Bruxelles non vedono sicuramente l'ora.

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