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Conte tratta, Salvini lo blocca. "Matteo mi sta boicottando"

Il premier: "Tempi lugnhi se arriveranno le sanzioni". Ma il leghista strappa: "Con l'Europa pazienza finita"

Conte tratta, Salvini lo blocca. "Matteo mi sta boicottando"

Ventiquattrore per essere smentito platealmente. Mercoledì pomeriggio, nel bel mezzo del Transatlantico, Rocco Casalino ha una gran voglia di parlare. E di ripetere urbi et orbi che la trattativa con Bruxelles non è affatto compromessa. «Conte - spiega il portavoce del presidente del Consiglio - sta cercando di mediare ed è molto ottimista in vista del faccia a faccia con Juncker in programma sabato sera. Avete visto? Anche Di Maio e Salvini hanno deciso di abbassare i toni perché vogliamo tutti il bene dell'Italia». Peccato che Matteo Salvini non sia esattamente sulla lunghezza d'onda prospettata da Palazzo Chigi. Non lo era mercoledì, quando alla bocciatura della manovra ha replicato paragonando la lettera di Bruxelles a quella di Babbo Natale. E non lo era ieri, quando ha rintuzzato Pierre Moscovici che gli rispondeva di non avere né il vestito rosso, né la barba bianca. «Il suo stipendio - ha detto Salvini rivolto al commissario Ue agli Affari economici - è pagato anche dagli italiani. Ora basta, la pazienza è finita».

Insomma, con buona pace delle flebili speranze del Quirinale e delle ottimistiche aspettative di Giuseppe Conte - che l'incontro con Jean Claude Juncker l'ha spuntato dopo essere stato rimbalzato come la palla magica per una settimana buona - la trattativa è e resterà tutta in salita. E questo anche grazie al cannoneggiamento continuo di Salvini. Dopo aver più volte accusato il presidente della Commissione Ue di essere un «ubriacone», infatti, il leader della Lega ieri ha deciso di assestare un colpo deciso anche a Moscovici. E pensare che intervenendo al Parlamento francese, il Commissario Ue si era detto «pronto al dialogo con l'Italia». Purché non sia «una trattativa da mercanti di tappeti». E per spiegarsi ha usato la metafora del tennis, dove l'arbitro, se indulgente, «può assegnare un punto anche quando la pallina è leggermente sulla linea», ma «non esiste arbitro che possa farlo quando questa finisce sugli spalti».

Per quanto la trattativa tecnica con Bruxelles sia affidata al ministro dell'Economia Giovanni Tria e al premier Conte, è evidente che la posizione di Salvini - che non solo è vicepremier e ministro dell'Interno, ma che è anche considerato il leader che traina la compagine governativa - non potranno non avere un peso. Lo sa bene il presidente del Consiglio che, non a caso, ieri ha lasciato l'Aula della Camera dopo l'informativa urgente sulla manovra piuttosto scuro in volto. Da Palazzo Chigi, infatti, rimbalza un forte malumore di Conte, ben consapevole di quanto i toni alti tenuti da Salvini incidano su un confronto già difficile. «Così mi boicotta, boicotta me e la trattativa», è sbottato con i suoi il premier. Scoraggiato al punto di mettere le mani avanti già ieri. «Se ci sarà infrazione, chiederemo tempi molto distesi», dice nel suo intervento alla Camera.

L'aria che si respira nel governo, insomma, è cupa. E non solo a Palazzo Chigi se ieri l'approvazione del ddl anticorruzione è stata accolta dagli applausi del M5s e dal silenzio freddo dei deputati della Lega. Il termometro di un clima di tensione e diffidenza ormai costante. Tra i Cinque stelle, infatti, c'è chi teme che Salvini stia solo aspettando il momento giusto per far saltare il banco, ovviamente senza che il cerino resti nelle sue mani.

Anche se Luigi Di Maio va da giorni tranquillizzando i suoi. «Salvini - giura il leader M5s - non romperà perché vuole costruire un nuovo bipolarismo in Italia, con noi da una parte e la Lega dall'altra.

E per farlo ha bisogno di arrivare almeno alle Europee».

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