Cronache

La controparabola del Papa: "Basta beatificare i furbetti"

Francesco: "Il Vangelo dice beati i puri e gli ultimi, non i ricchi e i gaudenti". E ai cristiani: siete troppo tiepidi

La controparabola del Papa: "Basta beatificare i furbetti"

Ci sono i santi e i santini. I primi vivono, i secondi stanno in una nicchia. Gli uni cambiano il mondo, gli altri soddisfano la fede tiepida dei nostri tempi. Papa Bergoglio ci ricorda che la festa dei santi dev'essere una scossa per le nostre vite, immerse in un cristianesimo spesso all'acqua di rose. «Chiediamoci da che parte stiamo - spiega Papa Francesco alla folla radunata in Piazza San Pietro - quella del cielo, o quella della terra?».

Una domanda che il più delle volte galleggia sulla superficie, non arpiona la carne viva delle nostre esistenze. Chi è finito sul calendario della Chiesa viene considerato un eccentrico, un uomo dalle virtù particolari, talvolta, ed è la mistificazione peggiore, un santino come se il 1 novembre fosse dedicato a figure composte e caramellose, avvolte nella nuvoletta della devozione. Tutto fuorchè quello che più conta: il santo è uno che ha preso sul serio Cristo e ha vissuto un'umanità integrale. Insomma, per dirla con i vangeli, ha avuto il centuplo quaggiù,in questo mondo: centuplo di gioie e dolori, sofferenze e felicità.

Ma cosa vuol dire seguire Cristo? «Il Vangelo - risponde Bergoglio - dice beati i poveri, mentre il mondo dice beati i ricchi. Il Vangelo dice beati i miti, mentre il mondo dice beati i prepotenti. Il Vangelo dice beati i puri, mentre il mondo dice beati i furbi e i gaudenti». Molte persone sono affascinate dalle suggestioni del Nuovo Testamento, ma considerano quella nobilissima predicazione un po' fuori dal mondo. Insomma, siamo sempre fra le nicchie e le cripte perchè la realtà ci sembra diversa: una battaglia per sopravvivere e parare le gomitate altrui. Gli scaltri e gli arroganti paiono correre più veloci e ci tagliano la strada.

«Questa via della beatitudine, della santità - sottolinea Papa Francesco - sembra portare alla sconfitta». Ma non è cosi. La fede non è, come molti pensano, andare a sbattere contro un muro ad occhi chiusi. La fede reclama la nostra ragione, tutta intera, e mette in moto l'affettività: la fede moltiplica le energie e per questo compie miracoli portentosi che i più potenti nemmeno si sognano. «Hanno vinto loro - riassume Bergoglio - non il mondo. E i santi ci esortano a scegliere la loro parte».

Non è una teoria e nemmeno una favola edificante: «Prima di noi - nota don Pierangelo Sequeri - uno dei più accreditati teologi italiani - milioni di persone, che non sono finite sul calendario ma sono diventate ugualmente sante, hanno interpretato questa sfida. E questo movimento appassionato ha generato idee, ha prodotto almeno due o tre epoche diverse, ha portato dentro il mondo sentimenti che il mondo non conosceva, come la compassione per i più deboli».

La follia del Vangelo è il sale su cui è stata costruita la nostra civiltà. «Ci vuole una Resistenza - spiega Sequeri - una Resistenza contro la logica mondana e per difendere quel legame profondo con Cristo di cui San Paolo parlava, con toni visionari, nella lettera ai Romani».

Più o meno gli stessi concetti enunciati da Bergoglio ai fedeli: «Vogliamo davvero la santita'? O ci accontentiamo di essere cristiani senza infamia e senza lode, che credono in Dio e stimano il prossimo, ma senza esagerare?».

Insomma, si deve scegliere fra la propria misura e quella del Signore che non è un fantasma o un personaggio del passato ma una presenza che ci viene incontro. Per fortuna «i santi - assicura il Papa - tifano per noi. Perchè scegliamo Dio, l'umiltà, la mitezza, la misericordia, la purezza, perchè ci appassioniamo al cielo piuttosto che alla terra».

Può sembrare un compito improbo, ma Bergoglio rassicura: «Non si tratta di fare cose straordinarie, ma di seguire ogni giorno questa via che ci porta in cielo, in famiglia, a casa». E con noi sono tutti quelli che ce l'hanno fatta: «I santi del calendario - è la conclusione di Francesco - ma anche quelli della porta accanto, i nostri familiari e conoscenti che ora fanno parte di questa moltitudine immensa. Oggi allora è festa di famiglia».

E anche una scommessa contro la mediocrità di questa società.

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