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La coperta del ministro Padoan ora rischia di diventare corta

Il governo ha sbagliato i conti: 20 miliardi non bastano

La coperta del ministro Padoan ora rischia di diventare corta

Per ora, complici le vacanze natalizie, il Tesoro cerca di ostentare sicurezza e lascia intendere che le osservazioni ricevute via lettera dalla Bce siano in qualche modo preventivate. Insomma, i 20 miliardi stanziati attraverso il decreto «salvarisparmio» sono per il momento sufficienti, secondo i calcoli di Via XX Settembre.

A ben vedere l'investimento in Mps verrebbe a crescere di 1,5 miliardi rispetto ai 5 miliardi preventivati perché la Bce vorrebbe che 2,3 miliardi di obbligazioni subordinate venissero azzerate. Ed è proprio questo il problema del quale il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, è sempre stato ben cosciente: la possibilità che i tedeschi alzassero il prezzo del salvataggio innescando una crisi sistemica del comparto bancario italiano.

A quel punto, le risorse per mettere in sicurezza le banche periclitanti (Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Carige) non basterebbero più perché vi si dovrebbero aggiungere quelle per tamponare ulteriori ed eventuali situazioni emergenziali. Le stime di 40-50 miliardi, che circolavano sul mercato fino a una settimana fa, potrebbero rivelarsi tragicamente esatte. In quel caso, non si potrebbe non affermare che il ministero dell'Economia ha sbagliato i conti. Ma, chiaramente, si tratta di un'ipotesi.

Il punto di partenza è quello al quale si era giunti prima di Natale: la maggioranza allargata disponibile a dire sì al decreto «salva-risparmio». L'inclusione di Forza Italia in questo fronte patriottico bancario consentirà al governo Gentiloni di presentarsi in Europa a negoziare da una posizione meno debole. Poi, bisognerà vedere se i toni da usare siano quelli di chi intenda strappare una concessione o di chi non ha altra alternativa che rovesciare il tavolo.

D'altra parte, non si può rischiare di compromettere la spina dorsale di un intero sistema industriale ancora pesantemente bancocentrico per le bizze di due professori tedeschi, è il ragionamento che si fa a Roma. Con l'aumento di capitale di Unicredit alle porte questo è un rischio che non si può assolutamente correre. L'unica critica che dall'esterno oggi si può muovere all'esecutivo è quello di avere sottovalutato la cattiveria e la forza del nemico che avrebbe potuto, come emerge dalla lettera, cercare di imporre un facsimile del bail in più che un burden sharing.

Ecco perché l'altro fronte su cui sono concentrati Padoan & C. è quello delle banche popolari: nel decreto milleproroghe dovrà assolutamente trovare spazio l'estensione del termine per la trasformazione delle più grandi in società per azioni, altrimenti ai problemi odierni se ne aggiungeranno di nuovi in quanto lo status cooperativo e la «solitudine» di alcune grandi Popolari, a partire da quella di Bari, consentono di rinviare decisioni drammatiche che altrimenti potrebbero essere imposte dall'alto.

Se la situazione dovesse, invece, peggiorare, bisognerà scrivere in fretta e furia un «piano B» che a oggi non c'è.

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