Cronache

Corona, il cattivo ragazzo è libero di piacere ancora

Il giudice lo rispedisce a casa, ma gli nega di comunicare via social I fan sotto casa lo acclamano. Lui: "Non posso più lanciare mutande"

Corona, il cattivo ragazzo è libero di piacere ancora

Ieri sera gli ha dato il bentornato sotto casa. Una «folla» non oceanica, ma degna dell'ala scissionista al congresso Ncd di Alfano. La fan urla: «C'è nesessuuuno?». Neanche fosse la particella di sodio dell'acqua Lete. Da quello stesso balcone, nel 2010, Fabrizio Corona lanciò mutande. Oggi, mutatis mutandis , può lanciare solo bacetti da dietro le tendine. La sua prima notte a casa Fabrizio Corona l'ha trascorsa così, «anonimamente»: parola che sta a Corona come «impotente» sta a Rocco Siffredi; insomma, una contraddizione in termini, un controsenso. Fatto sta che Corona è tornato a vivere nel suo appartamento di corso Garibaldi, zona che piace agli sballati che piacciono. Movida estrema. Per anni alimento vitale di cui si è nutrito il «primo» Corona: quello dei libri agiografici che santificavano il suo ego bombastico, dei film (tutti falliti dopo i primi ciak) che esaltavano l'ardimento di questo Scarface da commedia all'italiana. Al suo fianco belle signorine come Nina Moric, Belen Rodriguez e Lele Mora, degne eredi di quel genere di bambole che negli anni '70 affiancavano attori impegnati come Alvaro Vitali, Renzo Montagnani, Lino Banfi e Jimmy il Fenomeno. E un «fenomeno», nel suo piccolo, è stato anche Corona, incarnando al meglio (che equivale al peggio) la filosofia del cafone di talento. Un mix di bolsa arroganza e vivida intelligenza, rigorosamente al servizio delle cause cattive. Acqua passata.

Oggi gli ammiratori di Fabrizio continuano a sognarlo come il «cattivo ragazzo» di sempre; peccato per loro che il «secondo» Corona ora prometta di cibarsi solo di spiritualità. Lo si evince - non senza pochi struggimenti (da parte di Corona, ma soprattutto degli spettatori) - ammirando il suo recente documentario autobiografico dal titolo tantrico: «Metamorfosi». Un cortometraggio (neanche tanto corto, purtroppo) pregno di contenuti quanto un'esternazione di Tina Cipollari: roba grossa, tanto che per l'anteprima della pellicola all'Odeon di Milano si sono mossi cineasti di fama, tipo l'ex tronista, Daniele Interrante. La Vallettopoli del pm Woodcock è ormai un ricordo. Così come una vita di eccessi autolesionistici culminati con la fuga in Portogallo e una condotta processuale kamikaze che ha causato una condanna pesantissima: 13 anni. Ma dopo due anni e mezzo di carcere, arriva il purgatorio della comunità Exodus e, trascorso qualche mese, il semi-paradiso dei servizi sociali. Alle spalle la sarabanda dei ricatti fotografici (veri o presunti), il pieno di benzina coi soldi falsi, la fissa per il fisico palestrato, la linea di abbigliamento «Detenuto 74» amori, amorazzi, la gioia di un figlio, fallimenti, droga, anabolizzanti, alcol, psicofarmaci, delirio di onnipotenza, depressione, super moto, maxi auto e - principalmente - mega cazzate. Corona ne ha fatte tante. Troppe. Ne farà altre? Negli ultimi tempi ha goduto di buona stampa. Per lui si è invocata la grazia presidenziale. In futuro si lavorerà a quella divina. Ma forse non c'è ne sarà bisogno, perché oggi Fabrizio giura di essere un «uomo nuovo». Parola d'onore. E tutti sanno che Fabrizio - al pari di Bruto - è «uomo d'onore». Ne è persuaso anche il Tribunale di Sorveglianza di Milano che gli ha concesso di lasciare la comunità di Don Mazzi per svolgere l'affidamento in prova ai servizi sociali «sul territorio» (cioè a casa sua). «Ce l'abbiamo fatta, sono contentissimo, ringrazio avvocati e i giudici», ha commentato Corona. Gli ammiratori raccolti sotto casa si attendevano dichiarazioni più da «macho». Si rifarà su Facebook? Difficile, considerato che il giudice gli ha proibito di «diffondere fotografie, fare interviste e usare i social network». Come queste prescrizioni siano conciliabili con la professione di Corona, rimane un mistero. Eppure l'avvocato assicura che Fabrizio potrà continuare a gestire la sua agenzia di comunicazione. Il fine pena scatterà nel marzo del 2021, ossia dovrà scontare ancora altri 5 anni e mezzo circa (che potranno essere ridotti con la liberazione anticipata) e al termine di un'udienza, fissata per il 9 dicembre prossimo, la Sorveglianza dovrà dare il via libera al proseguimento dell'affidamento. Sarà tenuto a frequentare anche il Sert, il servizio per le tossicodipendenze.

La stupefacente avventura di Corona continua.

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