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Corona lascia la cella Ma ora è condannato a fare il bravo ragazzo

"È incompatibile con il carcere". Si disintossicherà da don Mazzi

Fabrizio Corona al Tribunale di Sorveglianza a Milano
Fabrizio Corona al Tribunale di Sorveglianza a Milano

MilanoNeanche il tempo di rimettersi i lacci alle scarpe, ed era già su Facebook: «Ho attraversato la tempesta, ho lottato fino all'ultimo è stata dura ma era necessaria. Ora si riparte. #sipuede?». Ieri, dopo due anni, Fabrizio Corona esce dal carcere di Opera. Ufficialmente per motivi di salute, per andarsi a disintossicare da don Mazzi avendo ammesso finalmente di essere stato schiavo della cocaina. Ma è chiaro che in due anni di carcere Corona dovrebbe essersi disintossicato per forza e che la sua scarcerazione «umanitaria» in realtà mette rimedio a un percorso processuale ai limiti dell'assurdo, che ha visto Corona, accusato di una lunga serie di reati da quattro soldi, accumulare una quantità inverosimile di anni di galera. Appena due mesi fa, la Cassazione aveva alzato a tredici anni e qualche mese la pena da scontare: più che per un rapimento, più che per certi omicidi. Ma invece di un ragionevole ripensamento sulla enormità della pena inflitta, a spalancare le porte del carcere a Corona è un provvedimento di clemenza: è incompatibile col carcere. Una decisione destinata a sollevare le ire di qualche migliaio di detenuti «normali», che si considerano anche loro del tutto inadatti a vivere in galera ma che ci devono restare lo stesso.

Intorno al «caso Corona» si è mosso in questi anni più di un appello. Di fronte ad una situazione senza via d'uscita, il giovanotto aveva tentato persino la strada della grazia del presidente della Repubblica, che ovviamente non è arrivata. D'altronde il personaggio è controverso, e se tanti trovano insopportabile l'eterna aria da spaccone ci sono i 662mila fan della sua pagina Facebook, e c'è persino Vasco Rossi che ne ha fatto una specie di caso Dreyfus in una canzone del suo ultimo disco, «ho solo qualche multa da pagare qualche pastiglia e qualche rospo da ingoiare - sono innocente ma qui qualcuno è sempre pronto a giudicare». Che alla fine dovesse arrivare una qualche soluzione, anche sull'onda di queste prese di posizione, era forse inevitabile, ma le modalità sono state a dir poco singolari. Dapprima il tribunale ha disposto una perizia d'ufficio per valutare la compatibilità di Corona con la vita in cella, e quando la perizia è stata depositata i suoi difensori hanno rinunciato all'udienza: lasciando circolare così il dubbio che la perizia stabilisse che secondo i medici l'ex compagno di Nina Moric e Belen Rodriguez potesse in qualche modo sopravvivere anche in galera; a quel punto però è stata presentata una nuova domanda di «affidamento terapeutico», che l'altro ieri il giudice di sorveglianza Giovanna Di Rosa ha deciso di accogliere. Secondo i conteggi del giudice, Corona ha meno di sei anni da scontare e quindi può ottenere l'affidamento terapeutico.

Adesso si apre una nuova fase, e - superato l'entusiasmo iniziale - non sarà neanche questa rose e fiori: perché in via Marotta, nella sede di don Mazzi, dovrà starci chiuso 24 ore su 24, uscendo solo insieme agli operatori e solo per le attività del programma di rieducazione; dovrà rispettare le regole, e don Mazi non ha la fama di essere indulgente; dovrà convivere con ex tossicodipendenti, e insieme a loro lavorare nei laboratori e nelle stalle. Ma soprattutto dovrà convivere con se stesso, con la rabbia accumulata in questi anni, e con un carattere che già ai tempi delle Bentley, dei vip e dei soldi veri e falsi non era un carattere facile: e che difficilmente in carcere sarà migliorato.

Nel provvedimento del giudice non c'è scritto, ma quella che ieri si apre, per Corona è l'ultima chance.

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