Politica

Corruzione: perquisite le tre case della Kirchner

Paolo Manzo

Dopo l'ok del Senato argentino, ieri il giudice Claudio Bonadio ha potuto finalmente perquisire le tre case di proprietà dall'ex presidente Cristina Kirchner, sempre più vicina al carcere dove già sono rinchiusi tanti suoi fedelissimi un tempo poderosi, anche se lei «non si pente di niente». Ad affondare l'ultimo fendente che può far finire dietro le sbarre l'«avvocato di successo» - così si definì lei stessa per spiegare la moltiplicazione per mille dei suoi redditi a una platea di stupefatti studenti di Harvard - è stato un semplice autista o, come si dice a Baires, il ciofèr Oscar Centeno. Costui, imitando inconsapevolmente Jorge Luìs Borges che titolò la sua prima opera «Quaderni di San Martìn», ha narrato con dovizia di particolari su otto suoi quaderni di borse piene di dollari consegnate nei migliori quartieri di Buenos Aires. E con qualità anche liriche al punto che i kirchneristi, per screditarlo, lo hanno battezzato «autista poeta». Resta il fatto che Centeno non era un autista qualsiasi ma il ciofèr del braccio destro del ministro più importante di tutti i 12 anni di kirchnerismo, quel Julio de Vido oggi in galera ma che allora gestiva sia le tangenti internazionali (a Venezuela e Brasile) sia le nazionali. Oscar scrive ad esempio che un giorno consegnò una cospicua tangente ad Olivos, nella residenza presidenziale, vedendo la Kirchner uscire «leggera e tutta scompigliata», in pigiama ma felice perché «non c'è nulla che dia tanta felicità come un po' di valige piene di contanti». Improbabile che nelle pareti (come faceva Pablo Escobar) delle tre magioni di Cristina - a Recoleta, fascinoso quartiere di Buenos Aires, al Calafate e a Rio Gallego, in Patagonia - gli inquirenti trovino qualcosa, ma il giudice Bonadio vuole solo verificare le testimonianze di Centeno e altri testimoni per capire se sul luogo della consegna abbiano detto il vero. Certo è che la Kirchner - che a suo tempo denunciò una giornalista italiana perché aveva osato testimoniare uno dei suoi tanti shopping «folli e disperatissimi» è con le spalle al muro, travolta da testimonianze che si moltiplicano ogni giorno che passa e tutte implacabili sulla sua bramosia per i contanti, meglio naturalmente se in dollari.

Come difficile trovino in qualche armadio a muro quelle casseforti che, come testimoniano numerosi video su Youtube, eccitavano anche il di lei defunto marito, Néstor Kirchner.

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