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Corte dei conti e Bankitalia: "Tutti in pensione a 70 anni"

Dalle due istituzioni un assist a Ragioneria e Padoan Con modifiche alla Fornero «a rischio la sostenibilità»

Corte dei conti e Bankitalia: "Tutti in pensione a 70 anni"

Un aiutino al governo nel momento di massimo bisogno. Cioè ora che deve chiudere i cordoni della borsa. Gli appetiti attorno alla Legge di Bilancio crescono di giorno in giorno e le buone notizie sullo stato della nostra economia diffuse dallo stesso esecutivo per bocca del premier Paolo Gentiloni o del ministro Pier Paolo Padoan - vere o eccessivamente ottimistiche - diventano un boomerang. Nel senso che rendono più forti quelli che chiedono di inserire nella manovra qualche spesa sociale. Sulle pensioni, soprattutto.

Ed è così che ieri, durante le audizioni parlamentari sulla nota di aggiornamento del Def, due istituzioni di peso come la Banca d'Italia e la Corte dei conti hanno detto che l'attuale meccanismo di aumento dell'età, la somma della riforma Fornero con gli incrementi automatici dei requisiti anagrafici per il ritiro dal lavoro, non devono essere toccati. È, di fatto, la tesi della Ragioneria Generale dello Stato, sulla quale hanno posto i sigilli i giudici contabili e un'altra istituzione di peso, anche perché fa parte del circuito di della Bce.

«Ogni arretramento» sul fronte delle pensioni «esporrebbe il comparto e quindi la finanza pubblica in generale a rischi di sostenibilità», ha spiegato parlando al Senato il presidente della Corte dei Conti Arturo Martucci. Bisogna «confermare i caratteri strutturali della riforma» Fornero, «a partire dai meccanismi di adeguamento automatico di alcuni parametri, come i requisiti anagrafici di accesso all'evoluzione della speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione».

Tradotto, gli italiani devono andare in pensione a 67 anni dal 2019 e la generazione degli attuali lavoratori, deve restare dentro quei binari che porteranno nel 2051 la soglia del pensionamento a 70 anni, con assegni più magri.

Sulla stessa linea la Banca d'Italia. «Le ultime proiezioni sulla spesa pensionistica mettono in evidenza l'importanza di garantire la piena attuazione delle riforme approvate in passato, senza tornare indietro», ha sostenuto Pierluigi Federico Signorini, vicedirettore generale di palazzo Koch.

Raccomandazioni non casuali. «Margini di spesa sono strettissimi», confermava ieri una fonte del governo. Nonostante nel Def aggiornato ci sia una stima del Pil molto ottimistica e sia incorporata la flessibilità da mezzo punto di Pil concessa dalla Commissione europea, ci sono troppe incertezze sulle entrate. E tutte le misure extra devono essere coperte.

Sulle pensioni, resta in campo l'ipotesi minima di riforma che consiste nell'allargare di poco i requisiti dell'Ape social (l'anticipo pensionistico massimo di tre anni a carico dei contribuenti) per alcune categorie di lavoratrici. In particolare le madri con molti figli.

Poco secondo i sindacati, che hanno subito raccolto e respinto la sfida lanciata ieri da Bankitalia e Corte dei conti e confermano la minaccia di mobilitazione. «Banca d'Italia, lo diciamo con il rispetto che merita l'Istituto, farebbe bene ad occuparsi della condizione del sistema bancario italiano, che tanti miliardi è costato e costa agli italiani, invece di intervenire su temi come quello delle pensioni che spettano al Governo e al Parlamento», ha protestato Domenico Proietti, segretario confederale Uil. «Il fatto che in Italia l'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia sia già la più alta in Europa deve far riflettere quanti continuano a sostenere un ulteriore allungamento dell'età pensionabile», ha attaccato il segretario confederale della Cisl Maurizio Petriccioli.

«È singolare che quando si parla di pensioni si considerino solo i conti e mai la condizione reale di vita e di lavoro delle persone», ha chiosato il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli.

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