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La Corte dei conti lancia l'allarme sugli F35: costi raddoppiati ma non possiamo ritirarci

La magistratura contabile: uscire dal programma avrebbe effetti negativi sull'indotto

La Corte dei conti lancia l'allarme sugli F35: costi raddoppiati ma non possiamo ritirarci

Roma Il quarantennale programma per l'acquisto degli F35, i cacciabombardieri di quinta generazione dell'americana Lockheed Martin, sta accumulando un ritardo mostruoso. Oltre cinque anni sulla tabella di marcia e costi di produzione raddoppiati rispetto alle previsioni. Non fa sconti la Corte dei conti nella relazione speciale sulla partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter F-35 Lightning II. Tuttavia il consiglio è di andare avanti col progetto per non mettere a rischio posti di lavoro. Si va avanti, è tardi per ritirarsi.

«Nella valutazione complessiva del programma - fa sapere la magistratura contabile - si deve tenere conto, proprio in termini squisitamente economici, della circostanza che l'esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie (3,5 miliardi fino a fine 2016 e più di 600 milioni ulteriori previsti nel 2017), strumentali e umane è fondamentalmente legata alla continuazione del progetto».

Nel dossier sugli F35 si evidenzia quanto il volume economico stimato per i prossimi vent'anni, pur nella sua visione più ottimistica, assuma dimensioni ragguardevoli (14 miliardi di dollari) con effetto moltiplicatore sull'indotto. Gli Stati Uniti, spiega ancora la Corte dei conti, «hanno ridotto di quasi il 50 per cento il numero di velivoli ordinati nelle fasi iniziali. L'avvio della fase di piena produttività, inizialmente prevista per il 2016, è stata progressivamente posticipata, ed è attualmente prevista a partire dal lotto di produzione 15 (2021-2022), con un ritardo di almeno 5 anni».

«I costi unitari - osserva ancora la Corte - sono raddoppiati, e solo negli ultimi anni si sono manifestati segnali di miglioramento in termini di maggiore efficienza produttiva e della catena di approvvigionamento da parte dei sub-fornitori». «Nel 2001 il costo medio di acquisizione era di 69 milioni di dollari; oggi è di 130,6 - si legge nella relazione -. Si segnala tuttavia una tendenza alla riduzione (-4,67%) in raffronto alle analoghe stime del 2012, che riportavano un costo medio di acquisizione di 137 milioni di dollari. Riduzione collegata al maggiore grado di maturità, e quindi di efficienza, dei processi produttivi. Stando alle indicazioni fornite dall'Ufficio indipendente americano «Gao» «alcuni rischi tecnici, pur essendosi significativamente ridotti nel corso del 2016, rimangono comunque aperti».

La Corte dei conti avverte anche che «l'opzione di ridimensionare la partecipazione nazionale al programma, pur non soggetta di per sé a penali contrattuali, determina una serie di potenziali effetti negativi» in termini economici ed occupazionali. Detto ciò, gli stessi Stati Uniti e alcuni Paesi partner si stanno via via defilando, riducendo l'apporto produttivo degli aerei.

Bel guaio.

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