Cronache

Corte europea choc: sì a due processi per evasione fiscale

Un verdetto sulla Norvegia cancella il "ne bis in idem": doppio binario civile e penale

Corte europea choc: sì a due processi per evasione fiscale

Contro lo strapotere del fisco, l'unica difesa che resta ai poveri contribuenti è ricorrere a un giudice, sperando che ristabilisca dei confini all'azione delle autorità. Purtroppo, non sempre funziona.

È il caso di una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo appena pubblicata (riguarda un caso in Norvegia), che stabilisce che va benissimo, e non viola i diritti fondamentali, che gli stati membri processino due volte i cittadini per sospetta evasione fiscale: una volta in sede amministrativa e un'altra in sede penale. Va cioè benissimo il doppio binario caro anche al sistema italiano, per cui per fatti considerati «socialmente pericolosi» come i reati tributari o in generale per alcuni reati di tipo economico, lo Stato può imporre due sanzioni, monetaria e detentiva, perché una ha finalità deterrente, e l'altra punitiva.

Questa impostazione, che ha trovato il consenso di 16 giudici su 17, convince poco. Intanto viene ribaltata una giurisprudenza più severa verso gli Stati, che aveva trovato espressione da ultimo nella sentenza a favore di Grande Stevens e altri, di appena due anni fa. Per cui, più che «non due volte contro la stessa cosa» (ne bis in idem), a Strasburgo sembra che abbiano capito «non (dire) due volte la stessa cosa». Forse lì hanno già cancellato il liceo classico.

Non più tardi del luglio scorso, peraltro, la nostra Corte Costituzionale, nel caso Eternit bis, aveva recepito le indicazioni dei colleghi di Strasburgo, ma ora si rischia di far ripiombare nell'incertezza operatori e professionisti.

Ma soprattutto, il problema sta nella sostanza di quanto affermato adesso dalla Corte europea, ed è appunto lo sdoganamento del bis in idem, almeno con riferimento ai reati fiscali. Tanti saluti dunque a un principio pure affermato in modo espresso appunto dalla Convenzione europea, così come dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Ue.

Non a caso, proprio all'altra Corte europea, quella del Lussemburgo, pende un ricorso sollevato nel caso Ricucci dalla Cassazione italiana sempre in materia di reati economici (in quella vicenda, abuso di mercato). E se i giudici di Lussemburgo decideranno in linea con quanto hanno fatto in passato, cioè contro il doppio binario se la sanzione formalmente amministrativa è nella sostanza anch'essa penale, potrebbe generarsi un grave cortocircuito tra le due Corti europee, che tutto farà fuorché rinvigorire presso i cittadini europei l'immagine acciaccata delle istituzioni europee in senso lato.

Ma ancor peggio sarà se, magari per evitare un simile contrasto, la Corte Ue si allineerà a questa nuova giurisprudenza e allargherà le maglie del doppio binario. Ne uscirebbe infatti irrimediabilmente rafforzato, con il suggello di tutte e due le massime istituzioni giudiziarie del continente, quello sforzo repressivo dei contribuenti in atto in maniera coordinata a livello europeo. Se questa tendenza si consoliderà, quindi, gli Stati, a cominciare da quelli più affamati come l'Italia, avranno nuove armi nel loro già nutritissimo arsenale, che già ha fatto strame di principi che dovrebbero essere cardine di uno Stato di diritto, a suon di presunzioni, inversioni dell'onere della prova, solve et repete, e così via.

Ma se la nostra Corte costituzionale ha spesso piegato il fine di massimizzare le entrate a mezzi brutali come questi, restava la speranza di trovare un giudice a Strasburgo. Se salta anche quella, non ci resta che rassegnarci: per massimizzare il gettito fiscale, i giudici concedono poteri speciali agli Stati.

Compreso perfino violare i diritti umani.

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