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La "cortina di ferro" contro i sovranisti Bruxelles vuole tenerli fuori da tutto

Italia caso "esemplare": ci verrà dato un Commissario del tutto irrilevante

La "cortina di ferro" contro i sovranisti Bruxelles vuole tenerli fuori da tutto

Parlare a nuora perché suocera intenda. Per capire le strategie dei partiti tradizionali europei nei confronti dei sovranisti basta guardare a come si preparano ad affossare l'Italia. Le indiscrezioni sulla proposta - inaccettabile per Lega e Cinque Stelle - d'insediare l'ex-premier Pd Enrico Letta alla Presidenza del Consiglio Europeo è il primo segnale di una battaglia destinata a concludersi con l'assegnazione all'Italia di un Commissario del tutto irrilevante. E con la definitiva archiviazione dei piani di chi pensava di spedire a Bruxelles il ministro Giovanni Tria promuovendolo a Commissario per gli Affari Economici.

Un'Italia spogliata di tutte le cariche importanti dopo gli anni segnati dalla presenza ai vertici di Bce, Parlamento Europeo e Affari esteri diventerebbe il totem da sventolare davanti ai sovranisti per ribadire il destino riservato a chi si ribella all'Unione. Un totem indispensabile per rimettere in riga l'Ungheria di Viktor Orban e la Polonia di Jarosaw Kaczyski che, non potendo rinunciare ai fondi europei, hanno già preso le distanze da Matteo Salvini.

Ma la strategia anti-sovranisti fa i conti con le lotte intestine che dividono la maggioranza chiamata a eleggere il presidente della Commissione. Lo dimostra l'infruttuosa cena di venerdì sera a Palais d'Egmont, sede del ministero degli esteri belga, dove due rappresentanti di secondo piano del Ppe (il croato Andrej Plenkovic e il lettone Krisjanis Karins) sono stati mandati a rintuzzare le pretese dei liberali dell'Alde, perorate dal premier belga Charles Michel e dall'olandese Mark Rutte, e quelle della compagine socialiste rappresentata dal premier spagnolo Pedro Sanchez e dal portoghese Antonio Costa. Per liberali e socialisti il primo obbiettivo è far cadere Manfred Weber proposto alla Presidenza della Commissione in base alla regola del 2014, che affida la nomina al partito più votato. I 152 euro-deputati socialisti e i 110 liberali di Alde, forti del loro ruolo di alleati chiave per garantire ai 179 popolari il superamento della soglia di maggioranza (376 seggi) sono decisi a impallinare il contestatissimo Weber.

I socialisti fanno quadrato intorno all'ex-ministro degli esteri olandese e vice-presidente della Commissione Frans Timmermans. I liberali di Alde mettono sul tavolo una rosa di sette nomi tra cui l'ex commissario alla concorrenza Margrethe Vestager e l'ex premier belga, attuale capogruppo liberale a Bruxelles, Guy Verhofstadt.

Ma a rendere ancora più frammentate le posizioni della cosiddetta «maggioranza dei perdenti» concorrono le trame del presidente francese Emmanuel Macron che, con il suo partito di fresco conio France En Marche, ha il maggior numero di eurodeputati dentro Alde. Dopo aver contrapposto a Weber il connazionale Michel Barnier, già capo negoziatore della Brexit, Macron potrebbe convergere su Verhofstadt per spuntare, in cambio, una successione francese al presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Per non parlare poi delle mire di Sanchez deciso ad ottenere cariche di peso per la Spagna socialista.

Le divisioni, i personalismi e le ambizioni dei partiti che pretendono di continuare a guidare l'Europa senza però riuscire a mettersi d'accordo restano dunque la miglior arma dei sovranisti.

Seppur divisi e sottodimensionati potranno infatti continuare a imputare ai cosiddetti «europeisti» l'inconcludente litigiosità di politiche incapace di rinunciare a inciuci e accordi sottobanco.

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