Interni

Cortocircuito sui violenti da castrare

Nei cortocircuiti ideologici cui ultimamente è soggetta la sinistra di lotta e di pensiero può accadere che, pur sostenendo la stessa posizione, ossia la castrazione per gli stupratori, si possa passare per trogloditi rimasti all'età della pietra

Cortocircuito sui violenti da castrare

Ascolta ora: "Cortocircuito sui violenti da castrare"

Cortocircuito sui violenti da castrare

00:00 / 00:00
100 %

Nei cortocircuiti ideologici cui ultimamente è soggetta la sinistra di lotta e di pensiero può accadere che, pur sostenendo la stessa posizione, ossia la castrazione per gli stupratori, si possa passare per trogloditi rimasti all'età della pietra del Diritto (se a proporla è un leghista sempliciotto) o per un'eroina che si oppone al sistema repressivo patriarcale (se è una intellettuale impegnata). È successo in merito alla violenza di gruppo a Palermo quando, da una parte, Matteo Salvini, sovraesposto uomo di governo, ha spronato sulla piazza mediatica un suo vecchio cavallo di battaglia; e, dall'altra, Emma Dante, una delle artiste italiane più famose, ha dichiarato pubblicamente che «Sarebbe un grande rimedio evirare il maschio portatore di fallo fallace». E il mondo progressista andò in tilt. Ieri, a immortalare graficamente l'inconciliabilità delle due posizioni, sul sito Repubblica.it campeggiavano, uno accanto all'altro, due articoli. La rubrica L'amaca di Michele Serra dal titolo «Castrazione chimica, la soluzione facilona: così la Lega diventa la patria del pensiero semplice». E un articolo che dava conto della feroce posizione identica nella sostanza, forse peggiore di Emma Dante, regista-regina dell'opera sociale (una che, con raro senso della misura, ha definito Michela Murgia «la più grande intellettuale italiana di oggi», alla memoria). Poi a Repubblica si sono accorti che la doppia morale giornalistica strideva troppo e così, nel pomeriggio, si è lanciato il dibattito democratico. Online. Tema: «Lo stupro può ridursi a una questione ormonale o è piuttosto un problema culturale?». Rispondono Emanuele Trevi, Chiara Valerio, Teresa Ciabatti (poi a sinistra scherzano sui «soliti tre» intellettuali di destra...), i quali, per uscire dal tunnel, hanno imboccato scivolosi distinguo (quelle di Salvini sono proposte di legge, quelle di Emma Dante provocazioni, come se lei non fosse due volte più influente di lui) con il solito strascico, sgualcito ormai, del «Siamo tutti colpevoli», «I maschi sono sempre violenti», mancava «Tutti i bianchi sono razzisti»... Peccato non abbiano chiesto a Ermal Meta, fra i massimi cantori del Ddl Zan, di chiarire il proprio pensiero in merito all'applicazione del Kanun, il codice di vendetta albanese, agli stupratori di Palermo: «Se finirete in galera a ognuno di voi cani auguro di finire sotto cento lupi».

Una posizione rispetto alla quale Matteo Salvini, al confronto, svetta come un padre dei diritto.

Commenti