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Così i condizionatori ci condizionano l'estate

A scuola, in ufficio, sui treni: la guerra per l'aria fresca sta facendo impazzire il Paese. E in molti ne fanno una questione sindacale

Così i condizionatori ci condizionano l'estate

Milano - Tra le cose che ricorderemo di questa bollente estate, la più calda degli ultimi 150 anni secondo le statistiche, compariranno anche le battaglie sindacali in nome del «diritto al fresco». Impossibile lavorare con temperature che sfiorano i 40 gradi e un'afa soffocante per molti lavoratori che non hanno la fortuna di potere stare chiusi in ufficio, ma che per lo più si occupano di servizi alla collettività. Educatrici, poliziotti, macchinisti soprattutto dei treni, ma anche di tanti mezzi pubblici nella rovente Milano che si trovano costretti a prestare servizio in condizioni «antisindacali», come denunciano le educatrici dei Servizi all'Infanzia all'ombra della madonnina. Così insieme alla chiamate la numeri di emergenza messi a disposizione dell'amministrazione meneghina (che in 3 settimane sono arrivate a quota 7mila, contro le 3700 di giugno) si moltiplicano anche le proteste, le lamentele, i proclami da difesa dei diritti «al condizionamento» dei lavoratori.

«Dopo un anno di lavoro siamo tutte a pezzi e con le difese immunitarie molto basse», scrive un'educatrice di uno dei 100 centri estivi alle prese con Flegetonte, Caronte e similia senza lo straccio di un ventilatore. «Volevo ringraziare l'amministrazione che ci sta facendo lavorare a luglio in condizioni di rischio per via del caldo - le fa eco una collega -. C'è ancora allerta caldo e nessuno si chiede come facciamo lavorare senza aria condizionata con due soli ventilatori. I bambini spesso si svegliano zuppi di sudore. Lo trovo antisindacale, e non c'è concesso nemmeno di avere un frigo. I centri estivi non si fanno funzionare in queste condizioni. Se qualcuno dovesse stare male sapete perché».

Non riescono a lavorare nemmeno gli agenti di polizia di stanza al commissariato della Stazione Centrale e in altre due zone. Gli agenti impegnati nel turno di notte, e quindi costretti a riposare di giorno, denunciano temperature infernali nelle stanze loro riservate nelle caserme. La privazione del sonno è considerata una tortura. Sono circa un centinaio i poliziotti che rivendicano il diritto all'aria condizionata. Dopo aver investito della questione i loro superiori, hanno deciso di arrangiarsi e di rivolgersi a chi li può capire. Alla gente comune, ai lavoratori, a chi per strada ci passa: la settimana prossima organizzeranno dei banchetti per chiedere alla Milan col coeur in man di aiutarli nell'acquisto di condizionatori e ventilatori con delle collette. In nome di quel diritto al fresco e al riposo della battaglia sindacale 2.0.

Così non si contano i pendolari e i viaggiatori che si sono trovati «intrappolati» in un inferno di lamiere bollenti senza potere trovare alcun conforto nella tecnologia. Così se i commuter lombardi devono fare i conti con convogli vecchi e impianti di conseguenza fuori servizio, cancellazioni e rallentamenti alla circolazione, per non parlare dei malori dei viaggiatori si verificano anche sulla rete nazionale. Il rimedio che ha trovato l'azienda? Il più vecchio del mondo: acqua. «Da inizio luglio - fa sapere Trenitalia in un comunicato - sono state distribuite oltre 30mila bottiglie d'acqua e 11.300 kit per colazione, pranzo e cena, nonché garantiti, a viaggiatori che non avevano potuto ultimare il viaggio in treno, 260 pernottamenti in hotel e 145 trasferimenti in taxi».

Le temperature, che in alcuni casi hanno superato i 60 gradi, infatti, hanno causato la sospensione temporanea o il rallentamento della circolazione ferroviaria.

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