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Così l'Ue ha raggirato Conte su banche e Troika europea

Il premier voleva fermare la prepotenza franco-tedesca Spagna e Stati del Nord Europa gli hanno però detto no

Così l'Ue ha raggirato Conte su banche e Troika europea

Roma - È servito a poco il tentativo last minute di cambiare il corso delle cose. I colleghi premier hanno fatto capire a Giuseppe Conte che la loro pazienza era già oltre il limite per la vicenda migranti e così il premier, all'ultima seduta del Consiglio Ue, ha dovuto approvare, di fatto a scatola chiusa, le conclusioni del summit su banche e salvataggio degli Stati in difficoltà. Conclusioni poco favorevoli all'Italia.

Le ultime ore del Consiglio europeo sono state ricostruite da un reporter del Financial Times a Bruxelles e confermate da fonti europee. Al tavolo del vertice con i capi dei governi dell'Unione europea dedicato ai temi economici, Conte ha proposto delle mini modifiche al documento delle conclusioni. Un paio di parole da cancellare per prendere tempo o per rendere meno stringenti i vincoli che l'Ue, o meglio Francia e Germania, vogliono imporre alle banche e ai governi italiani. In particolare i limiti ai crediti deteriorati detenuti dalle banche, cari a Parigi, e la roadmap per riformare il Salva stati, il famoso Fondo monetario europeo, la Troika Ue che piace a Berlino.

Pochi giorni fa era stato lo stesso Conte a dire che sarebbe andato a Bruxelles a difendere le banche italiane e che il governo si sarebbe battuto anche contro il Fondo monetario europeo che «toglierebbe potere di decidere politiche economiche in autonomia». Timori fondati. Il nuovo meccanismo di stabilità delineato da Angela Merkel e Macron, consiste nel valutare la sostenibilità dei debiti pubblici ex ante e non solo ex post. Quindi il nuovo organismo potrà commissariare gli Stati in difficoltà. Una sorta di Euro-Troika che interviene direttamente nelle scelte di politica economica. Poi sono dati più poteri ai creditori privati che detengono titoli di debiti pubblico. Una ristrutturazione del debito a carissimo prezzo che pare tagliata su misura per l'Italia.

Così come il famoso patto di Meseberg, sempre tra Merkel e Macron, che prevede una stretta sulle banche che detengono Npl, quindi crediti deteriorati, simile a quella che tempo fa il capo della vigilanza della Bce Danièle Nouy aveva provato a introdurre, prima di essere fermata dal Parlamento europeo. Stretta che metterebbe in difficoltà le banche italiane e le renderebbe scalabili.

La roadmap dettata da Francia e Germania è stata definita dal presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno un «contributo importante» alla discussione. Le conclusioni del consiglio europeo, anche se allungano i tempi (soprattutto sulla riforma del bilancio europeo per l'opposizione degli Stati del Nord) recepiscono parte delle proposte prese da Macron e Merkel. Conte non è riuscito a fermare le ruote dell'ingranaggio di fronte all'opposizione durissima dei soliti Stati del Nord Europa ma anche della Spagna con il premier Pedro Sánchez. Principale critica all'Italia: «Non si modificano accordi già presi». Difficile capire da chi, visto che il governo è in carica da poco.

Conte si è dovuto accontentare di pochi cambiamenti che non mutano il senso del documento. «Stando a prime indiscrezioni che emergono ai lavori» del consiglio europeo, «Conte ha perso la sua battaglia contro altri capi di Stato europei per bloccare la proposta di trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità, un vero e proprio Fondo monetario europeo», ha commentato per Forza Italia Renato Brunetta, che pochi giorni fa aveva lodato Conte per la posizione su salva-Stati e unione bancaria.

Temi difficili da vendere dal punto di vista del consenso, ma molto importanti per il futuro dell'Italia e dell'Unione europea.

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