L'appunto

Così Salvini ha costretto Giorgia a metterci la faccia

Così Salvini ha costretto Giorgia a metterci la faccia

A ben vedere, il canovaccio che va seguendo Matteo Salvini è piuttosto banale. E prevede di far la voce grossa e sganciarsi da Forza Italia in quelle città dove i sondaggi danno la coalizione del centrodestra fuori dal ballottaggio. Così, dopo Roma ieri è toccato a Torino e domani, chissà, magari sarà la volta di Bologna. Un modo per marcare la distanza da Silvio Berlusconi e proporsi come leader alternativo di una destra che spera nel trend positivo dei movimenti populisti che stanno prendendo piede in Europa, dal Front national francese all'Afd tedesco.

Il tutto a costo zero, visto che Salvini ha prima di tutto chiuso la partita nella sua Milano portando a casa un duplice risultato. Intanto si è guardato bene dal candidarsi in prima persona, con tutte le conseguenze che avrebbe avuto sulla sua corsa alla leadership un'eventuale sconfitta. E poi è riuscito a chiudere su un candidato come Stefano Parisi, uno che ha le carte in regola per giocarsela con Giuseppe Sala fino all'ultimo giro. Per il leader della Lega, dunque, una strategia vincente. Con una sola variabile di cui ancora non sono chiari i contorni: come l'abbia davvero presa Silvio Berlusconi, uno che - come ama ripetere da anni - sa farsi «concavo e convesso a seconda delle occasioni», ma che quando decide di girare pagina raramente torna sui suoi passi. Nei prossimi mesi, insomma, si capirà quanto è seria la rottura.Di certo, invece, c'è che da questa vicenda ne esce con le ossa rotte Giorgia Meloni.

Che, di fatto, è stata costretta a candidarsi proprio da quel Salvini che ben si è guardato dal correre a Milano. Il dietrofront del leader leghista sul nome di Guido Bertolaso, infatti, ha ridotto quasi a zero lo spazio di manovra di Fratelli d'Italia. Con il Carroccio a sostenere Alfio Marchini e Francesco Storace candidato sindaco con una sua lista autonoma, il partito della Meloni, Ignazio La Russa e Fabio Rampelli rischiava di perdere buona parte dei suoi consensi appoggiando un Bertolaso che non accende gli entusiasmi della destra romana. Di qui la necessità di schierare la Meloni, così da serrare le fila e raccogliere quanti più voti possibili, anche perché queste Amministrative servono a contarsi in vista delle Politiche. Alle quali, però, la Meloni rischia di presentarsi con alle spalle un quarto posto nella corsa a sindaco di Roma. Di certo dopo la grillina Virginia Raggi e il renziano Roberto Giachetti, forse pure dopo Bertolaso.

Così fosse, una batosta che non potrebbe non avere conseguenze.

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