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"Così volevano influenzare Zingaretti e Boccia"

Il gip: "Politici locali in pressing per avere una legge a favore degli indagati"

"Così volevano influenzare Zingaretti e Boccia"

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Droga, armi, omicidi insoluti, appalti e concorsi truccati dalla sanità alle case popolari, smaltimento di rifiuti, il tutto in spregio a qualsiasi regola e sotto gli occhi di tutti. La Calabria sforna l'ennesima sceneggiatura da poliziesco di serie B, ma purtroppo sembra tutto vero. L'ombra del malaffare si allunga anche sul Crotone calcio, sporcando le gesta sportive che questa squadra aveva comunque conseguito negli anni, vanificando ancora una volta il tentativo di riscatto (soltanto sportivo) di un'intera Regione.

Ma è il centrosinistra calabrese a uscire devastato da questa indagine, che probabilmente creerà uno scossone anche nelle altre Procure calabresi, da molto tempo «a secco» di indagini tra 'ndrangheta e politica. Negli uffici riservati della Regione a Catanzaro, secondo le indagini condotte da Nicola Gratteri, era in corso una spartizione gestita in «incontri conviviali tra il 2017 e il 2018» tra l'allora presidente della Regione Mario Oliverio e Enzo Sculco dei «Demokratici», che avrebbe fatto convergere dei voti «suoi» a sostegno del centrosinistra in cambio dell'appoggio della candidatura di sua figlia Flora, effettivamente eletta nel 2020 con 9mila voti. Stesso cliché per l'ex assessore Nicola Adamo e per Sebastiano Romeo, consigliere regionale di Reggio Calabria già sfiorato da alcune indagini su mafia e politica. Il do ut des si sarebbe conclamato «al di là dell'apparentamento politico» grazie a una «sequela indeterminata di reati» che sono serviti a far crescere il peso specifico elettorale degli Sculco. Il sodalizio sarebbe stato in grado di condizionare il voto del 2017 alle Comunali di Crotone, di far assumere e ricollocare manager ed ex politici grazie ai soldi della Regione e di imporre nomine nella sanità e nell'Aterp, che gestisce gli alloggi pubblici.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti calabresi l'azienda sanitaria crotonese sarebbe stata «occupata» grazie all'appoggio dell'ex governatore Mario Oliverio, tanto da condizionare due nomine a dirigenti di due potenziali capibastone e la contestuale rimozione del manager Sergio Arena da direttore generale dell'Asp perché «sgradita a Sculco». Al suo posto venne nominato Antonello Graziano (non indagato) che secondo i magistrati e il gip era «soggetto gradito» al sodalizio.

E i vertici nazionali del Pd? Sapevano ma non hanno controllato a dovere, come si legge nelle 200 pagine del provvedimento. A pagina 103 si fa riferimento a un emendamento fatto approvare nel Milleproroghe per evitare le elezioni del presidente della Provincia di Crotone, attraverso un pressing politico nei confronti dell'ex segretario Pd Nicola Zingaretti e dell'allora ministro per i Rapporti con le Regioni Francesco Boccia, portato avanti anche dal deputato Pd Enza Bruno Bossio (già legata sentimentalmente ad Adamo) e dall'ex senatore Pd Ernesto Magorno, oggi a Italia Viva. L'allora segretario nazionale del Pd sarebbe stato avvicinato da Sculco nel corso della visita elettorale del leader a Catanzaro il 4 febbraio 2020. A Boccia il 19 febbraio 2020 avrebbe invece scritto uno degli indagati, Giuseppe Dell'Aquila, caldeggiando il provvedimento e incastrando a perfezione il loro disegno criminale. L'escamotage giuridico riuscì infatti a far slittare lo spostamento della nomina del Presidente della Provincia e, secondo il gip «consentiva agli indagati di chiudere ii cerchio del loro accordo»: «La Sculco veniva eletta consigliere regionale, le elezioni provinciali venivano ulteriormente prorogate» e una serie di nomine venivano incastrate assecondando esattamente il presunto piano criminale del sodalizio. Sulla «consapevolezza» del rischio di infiltrazioni della 'ndrangheta nel partito calabrese da parte dei vertici nazionali del Pd e dell'esistenza di un potenziale scambio elettorale politico-mafioso, secondo il gip, «non risultano evidenze». Insomma, a Roma potevano non sapere le trame del Pd locale.

Meglio ignari che complici.

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