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Cosa succede dopo la decisione della Corte costituzionale?

La decisione della Consulta fa ben sperare i grillini, che puntano ad essere l'ago della bilancia alle prossime elezioni

Cosa succede dopo la decisione della Corte costituzionale?

Prima i fatti: la Corte costituzionale ha bocciato la proposta di referendum, portata avanti da cinque regioni guidate dal centrodestra, che aveva un duplice obiettivo: cancellare la parte proporzionale del Rosatellum e arrivare a un maggioritario puro. La Consulta ha motivato la propria decisione affermando che il testo è "inammissibile per l'assorbente ragione dell'eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l'autoapplicatività della 'normativa di risulta'". Che in soldoni significa: la Consulta ha preso questa decisione in quanto, come riporta Il Corriere, sarebbe rimasta "in piedi una legge non immediatamente applicabile; bisognosa cioè di ulteriori interventi da parte del Parlamento prima di consentire il ricorso al voto".

Nessuna legge maggioritaria, dunque. E questo fa ben sperare i grillini, che sognano di diventare il nuovo centro (c'è addirittura chi si spinge a paragoni con la Democrazia cristiana), in grado di allearsi con chiunque pur di stare al governo (proprio ciò che sta accadendo da settembre a questa parte).

Fonti vicine al Movimento 5 Stelle citate dall'Agi fanno infatti sapere che la decisione della Consulta rappresenta un assist - seppure indiretto - a Luigi Di Maio, che ora può blindare la propria leadership e portare avanti la linea di una possibile "terza via". In pratica, fa sapere un big pentastellato all'Agi, "chi vincerà tra Pd e Lega dovrà allearsi con noi dopo il voto per formare un governo". Proprio come è successo alle elezioni del 4 marzo, ma a parti invertite.

All'epoca i grillini viaggiavano oltre il 30% e la Lega a poco più della metà (17%). I due partiti decisero di allearsi creando un'insolita alleanza sotto l'insegna del cambiamento. L'esperimento però non funzionò e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riuscì a dettare la linea al Movimento 5 Stelle, mettendo Gigino all'angolo, anche grazie all'aiuto di Beppe Grillo. Ma Di Maio sa che, se vuole sopravvivere, deve liberarsi dalla morsa potenzialmente mortale dell'avvocato del popolo.

Ed è qui che entra in gioco la "terza via". Il Movimento che immagina Di Maio è fluido, perfetto per il proporzionale, in grado di allearsi con chiunque. Perfino con il tanto odiato "Partito di Bibbiano" (ipse dixit). Ed è per questo che Gigino oggi gongola. Domani, chissà..

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