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Cossiga, statista che ha reso più sicuro il nostro Paese

«Nella calca delle grandi città, nostri ragazzi dell'Arma o della Polizia facevano scivolare buste di droga nelle tasche del bencapitato di turno. Qualche metro dopo una squadra della Guardia di finanza in divisa, che si trovava “per caso” di passaggio, fermava il sopraddetto, lo perquisiva, gli trovava la droga e lo portava in caserma dove, dopo un sommario interrogatorio sul possesso di stupefacenti, il bencapitato veniva interrogato su fatti di terrorismo... con minor dolcezza! Gli Spataro non c'erano: erano i tempi degli Occorsi, dei Sica e dei Di Matteo... quelli che con seri politici, soprattutto democratici cristiani e comunisti sconfissero il terrorismo». Alcuni anni fa, in polemica con la procura di Milano sul caso Abu Omar, Francesco Cossiga rivelava così uno dei tanti aneddoti di lotta non convenzionale al terrorismo condotta e vinta dallo Stato, nel nostro Paese, contro il brigatismo rosso e nero. A cinque anni di distanza dalla sua scomparsa - era il 17 agosto del 2010 - manca sempre più la franchezza con la quale lo statista democristiano avrebbe redarguito i campioni del politicamente corretto che usano i guanti bianchi di fronte alla minaccia del terrorismo islamico.

È a Cossiga che dobbiamo il maggior tributo di gratitudine per aver costruito l'apparato di sicurezza italiano. Nel gennaio 1978 mise a punto la riforma dei servizi segreti, con la quale istituì i reparti speciali della polizia - Nocs - e dei carabinieri - Gis - più due gruppi di militari di marina e dell'esercito; una configurazione rimasta in vigore fino alla successiva riforma del 2007. Un'esigenza di primaria importanza per Cossiga: «Ogni Stato democratico ha la necessità di “servizi speciali” che, nell'interesse generale, si confrontano almeno ad armi pari con i criminali e i nemici della Nazione».

Cercando di restare lontani dalle memorie rituali, andrebbe ricordato per l'intolleranza all'ipocrisia, la capacità d'approfondimento e l'onnivora intelligenza, che lo rendevano in grado di leggere in sincrono i fenomeni culturali, sociali, politici, religiosi. E allora in lui tutto si lega: Gladio e Nato, caso Moro e servizi segreti, Pci, Pcus e Concilio Vaticano II, Thomas More, potere e coscienza, il santo cardinale inglese J.H. Newman, le battaglie autonomiste, tra gli altri, di baschi, catalani, corsi, irlandesi. E molto altro.

Aveva ragione Paolo VI: Cossiga fu davvero «l'uomo più colto e intelligente della sua generazione».

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