Cronache

"Crepi il lupo!": così il governo va a caccia di voti

L'esecutivo vuole decimarli perché sono troppi. Ma le ragioni sono elettorali

"Crepi il lupo!": così il governo va a caccia di voti

Oscar GrazioliIl governo vuole «sfoltire» i lupi e le maggiori associazioni ambientaliste non ci stanno. Ultima arrivata, ma significativa, la posizione di Legambiente (che proprio di destra non è). «L'uccisione del lupo è un reato penale: lo Stato non può tollerare che qualcuno si vanti di tale atto».

Con questa affermazione Legambiente ha annunciato un esposto denuncia presso la procura di Parma dopo che, la scorsa settimana, Le Iene avevano mandato in onda l'intervista a un bracconiere che si vantava di avere ucciso (e in che modo!) 15 lupi, un numero che rappresenta una quota significativa di tutta la popolazione della provincia di Parma. La denuncia di Legambiente va di pari passo con la querela dell'Enpa «contro l'uomo che in un'intervista alle Iene ha ammesso di aver ucciso ben 15 esemplari di lupo, la cui morte lenta e dolorosa è stata causata da una micidiale trappola ad amo». Il comunicato dell'associazione richiama le norme di tutela nazionali ed europee su una specie che gode di una protezione totale che il Ministero per l'Ambiente, in accordo con le Regioni, vorrebbe annullare, dando luogo all'ennesima caccia di selezione che ha già colpito numerose specie selvatiche ritenute in sovrannumero. Questi sono i numeri veri che il Wwf mette in risalto. In Italia oggi vi sono circa 1.600 lupi, di cui 1.500 sull'Appennino e 100-120 sulle Alpi.

Nel 1971, quando il lupo era cacciabile, il «patrimonio» era di solo cento esemplari. Fra il 2013 e il 2015, secondo i dati del Corpo Forestale, sono stati trovati morti 115 i lupi. «Lavorare insieme per costruire una convivenza con i lupi, perché le uccisioni non risolvono i problemi», questa è l'idea dell'associazione del Panda che propone una serie di provvedimenti concreti per mettere fine a quello che è il vero motivo della volontà di abbattimento espressa dal governo, la convivenza tra attività economiche e presenza dei grandi predatori sul territorio. Per il Ministero dell'Ambiente contano di più i pastori con le loro greggi e non solo perché sono in numero superiore a quello dei lupi, ma perché hanno la capacità di entrare in una cabina elettorale e votare. Fin dai tempi antichi il lupo è stato temuto e odiato dagli uomini. Per i cacciatori era un temibile concorrente, per i pastori un pericoloso nemico delle loro greggi. Mitologia e superstizione (Romolo e Remo allattati da una Lupa) hanno tratto linfa da questo antico dissidio.

Nel medioevo il lupo era diventato, per i contadini oppressi, l'incarnazione stessa del terrore. Tre secoli fa e, in certe comunità ancora adesso, talune persone, divenute preda di potenze demoniache, si trasformavano in «lupi mannari» o licantropi che vagavano alla ricerca di prede umane nelle notti di luna piena. La paura (Il Lupo cattivo, al Lupo al Lupo!) che, ancora oggi, questo re del bosco suscita nell'uomo è del tutto ingiustificata perché il suo attacco può esser diretto contro animali selvatici o bestiame domestico, ma mai contro l'uomo. Scrive Grzimek (uno dei più grandi biologici esistiti) che «il lupo vive a fianco dell'uomo dalla notte dei tempi perché con l'uomo primitivo ha una grandissima affinità». Primitivo, non moderno. E viene in mente l'immagine del soldato ubriaco, rozzo e ignorante, che ride con la bocca sgangherata mentre spara a «Due Calzini», il lupo diventato il miglior amico del tenente John Dunbar, in Balla coi Lupi.

E qui, finisce l'affinità.

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