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Crimi pensa alla carriera Taglia i fondi all'editoria ma fa i sondaggi su di sé

Il sottosegretario ha speso 45mila euro per conoscere il «gradimento» suo e del governo

Crimi pensa alla carriera Taglia i fondi all'editoria ma fa i sondaggi su di sé

Quanto sono amato dagli italiani? È quasi un'ossessione per il sottosegretario all'Editoria, Vito Crimi, del governo Conte, conoscere (a spese dei cittadini) il giudizio della popolazione sul suo operato. Al punto che nei primi nove mesi di governo, il grillino ha finanziato con i fondi pubblici, assegnati al Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria di Palazzo Chigi, tre sondaggi per monitorare l'opinione della gente sulle attività e sulle decisioni dell'esecutivo gialloverde. Un vero record che ancora una volta smentisce le promesse grilline sulla lotta agli sprechi.

La media di un'analisi ogni tre mesi con una spesa complessiva 45mila euro: cifra non eccessiva che però indica una ricerca costante da parte del sottosegretario della conferma del consenso tra la gente. Soldi pubblici usati non per sostenere l'editoria italiana ma per appagare il narcisismo di Crimi. L'ispiratore della legge ammazza-giornali, che introduce la cancellazione, anche se in via graduale nei prossimi tre anni, del contributo statale ai quotidiani, non bada a spese, dal suo ufficio di Palazzo Chigi, per sapere se gli italiani abbiano un giudizio positivo o meno sull'operato del suo dipartimento e dell'esecutivo guidato dall'avvocato Giuseppe Conte.

Evidentemente, l'esito del monitoraggio non avrà fatto impazzire Crimi: ed infatti sul sito della presidenza del Consiglio non c'è traccia dei risultati delle analisi di Crimi. Ma solo dei costi. La prima indagine risale a settembre 2018: il governo ha giurato il primo giugno. Dunque, dopo tre mesi di attività, spinto forse anche dagli spin grillini, Crimi ha subito messo le mani nelle casse dello Stato per finanziare il primo sondaggio: 22mila e 500 euro per realizzare «un monitoraggio dell'opinione pubblica sulle attività e sulle decisioni del governo, da svolgersi con i sistemi di rilevazione Cati, Cawi, nonché con analisi testuale dei principali social». Esito? Sconosciuto. Il verdetto, forse, il sottosegretario lo conserverà gelosamente negli scaffali del suo ufficio.

Passano tre mesi e l'uomo che vuole rivoluzionare l'editoria in Italia, per adesso ha fatto arrabbiare sia le piccole testate che i grandi gruppi editoriali, ci riprova: arriva un nuovo sondaggio per un costo di 4.500 euro. E anche in questa circostanza non è possibile conoscere l'esito dell'analisi. Anno nuovo, vecchi sondaggi: gennaio 2019, il sottosegretario Crimi attinge di nuovo ai fondi dello Stato per commissionare un altro monitoraggio. Nel frattempo, lancia gli stati generali dell'editoria che rivelano l'ennesimo flop. L'impegno spesa per il terzo sondaggio è pari a 18mila euro: l'arco temporale messo sotto osservazione va dall'8 febbraio fino al 12 aprile 2019. Un'analisi che Crimi vuole sia estesa anche ai social, per conoscere il livello di gradimento del governo anche sui principali canali social. Forse in questa circostanza, il duro e puro sottosegretario farà conoscere l'esito della ricerca, pagata con i fondi pubblici, agli italiani. È solo una speranza, per ora.

La certezza è che il sottosegretario dei Cinque stelle che si presentato come l'uomo della spending review, varando una riforma che strozza le piccole realtà editoriali, con l'azzeramento del contributo statale, è ossessionato dalla promozione della propria immagine. Un'ossessione così forte da spendere quasi 50mila euro per torturare i cittadini italiani con interviste e sondaggi sul gradimento del governo.

Sarebbe bastato leggere i quotidiani, che il M5s vuole chiudere, per rendersi conto del clima di insofferenza, che accomuna un po' tutti i ceti sociali, dagli imprenditori agli operai, dalle piccole imprese ai professionisti, verso le politiche del governo gialloverde.

E senza spendere un euro.

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