Cronache

La crisi arriva a Lugano: su le tasse del dieci per cento

Il gettito fiscale assicurato dalle banche crolla quasi della metà E il municipio è costretto a tagli dolorosi e misure impopolari

La crisi arriva a Lugano: su le tasse del dieci per cento

È un sabato mattina di metà dicembre a Lugano: sul lungolago, decine e decine di auto incolonnate in direzione del centro cittadino. Hanno quasi tutte targa italiana. Dalla vicina Lombardia, ma anche dal resto del Settentrione, il flusso di turisti «mordi e fuggi» è intenso e «la regina del Ceresio» - così è stata ribattezzata Lugano - emana sempre un fascino particolare, con il suo specchio d'acqua placido (ma che nelle scorse settimane, complice il persistente maltempo, è uscito dagli argini), i giardini curati, le strade linde e le montagne circostanti innevate. Un senso di sicurezza e pace che la piccola e tranquilla Svizzera da sempre trasmette.

Tuttavia, dietro questa Lugano da cartolina, si nasconde una città in crisi, che sta attraversando il momento più buio della sua storia recente a livello di finanze pubbliche. Il nuovo Municipio - quello che si è insediato nell'aprile del 2013 con una formazione in gran parte rinnovata e guidata ora dal sindaco leghista Marco Borradori - si è trovato confrontato a una crisi senza precedenti ed è ora impegnato in una delicatissima manovra per tamponare le voragini di un debito pubblico salito a 560 milioni di franchi (450 milioni di euro) e di un'esposizione con le banche che sfiora ormai il miliardo (800 milioni di euro).

La terza piazza finanziaria elvetica dopo Zurigo e Ginevra sta soffrendo: un po' perché da cittadina che era in origine si è allargata, inglobando in pochissimi anni molti piccoli e medi Comuni limitrofi (fino a diventare di fatto il secondo più grande polo svizzero per superficie, con tutti i costi che ne derivano), un po' perché il contributo di banche e fiduciarie - quello che ha garantito per anni benessere e prosperità - è drasticamente calato, addirittura del quaranta per cento. Un segno inequivocabile delle attuali difficoltà degli istituti di credito, alle prese (soprattutto) con il rimpatrio dei capitali di facoltosi clienti stranieri in seguito alle pressioni internazionali.

Per scongiurare il paventato fallimento nel 2016, i membri dell'Esecutivo hanno dovuto in primis aumentare la pressione fiscale, alzando subito le tasse ai propri cittadini di dieci punti percentuali. La Lugano ricca, generosa e lungimirante, paragonata in tempi ancora recenti a una piccola Hong Kong, si è inoltre dovuta sottoporre a una severa «cura dimagrante», rinunciando ad alcuni investimenti ed effettuando dei dolorosi tagli: sul personale (comunque sovradimensionato, con oltre duemila dipendenti sul libro paga della città, alcuni con stipendi superiori ai 120mila franchi, circa 100mila euro) e sui servizi.

Se qualche settimana fa aveva destato scalpore, tra le misure urgenti di risparmio, la chiusura di diversi gabinetti pubblici nel centro cittadino, sotto le feste ha fatto altrettanto discutere il dimezzamento del numero degli abeti decorati presenti nei vari quartieri della cintura o il fatto che per il primo anno la tradizionale pista di ghiaccio - tanto amata dai bambini e posata nella centralissima Piazza Riforma - sia in realtà sintetica, senza impianto di raffreddamento, quindi da utilizzare con le rotelle al posto delle lame. Scelte obbligate, ma che rendono bene l'idea della crisi e fanno storcere il naso ai cittadini, abituati forse troppo bene - persino coccolati - negli anni addietro.

Le difficoltà della città non sembrano tuttavia ripercuotersi sul portafoglio degli abitanti: le strade del centro, in particolare la via Nassa delle grandi firme, rinomata per lo shopping, è sempre ben frequentata complici anche le aperture dei negozi per il periodo festivo. I commercianti hanno parlato di giornate positive sotto il profilo delle vendite, grazie pure ai sorprendenti saldi proposti già a inizio dicembre (un altro segno dei tempi che cambiano), in barba alla regola consolidata degli sconti post-festività.

Se i luganesi continuano dunque a spendere, la Regina del Ceresio - inserita in un contesto svizzero sempre florido e invidiabile - dovrà fare i conti con ristrettezze economiche almeno fino al 2018, anno dell'auspicato (ma forse utopico) pareggio del bilancio.

E intanto, sotto l'albero, gli abitanti di Lugano hanno trovato una nuova tassa, quella sul sacco dei rifiuti, che il Municipio intende introdurre a partire dalla prossima estate: consiglio comunale permettendo.

Commenti