Politica

Crocetta appeso a un filo: il Pd vuole commissariarlo

Il governatore è ai ferri corti con il partito che a sua volta è diviso tra renziani e cuperliani. Un rimpasto di giunta potrebbe non bastare a salvargli la poltrona

Il presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta
Il presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta

Roma - È il giorno del duello a cielo aperto tra «renziani» e «cuperliani» siciliani, il tempo della resa dei conti sul futuro della giunta Crocetta. Un confronto che si svolge dentro una infuocata riunione della Direzione regionale del Pd e fa seguito al clamoroso flop del «Piano Giovani», ovvero il tentativo di attivare tirocini in aziende siciliane pagati dalla Regione, franato sotto il peso di un sito internet incapace di reggere alla pioggia di richieste di accesso, con conseguenti ricorsi e uno scontro al calor bianco tra Anna Rosa Corsello, dirigente generale dei dipartimenti Lavoro e Formazione professionale, e Antonio Ingroia, amministratore delegato di Sicilia e-Servizi, ora incaricato da Crocetta di indagare sulle ragioni della figuraccia.

L'affondo dei renziani è forte. Non bisogna lavorare di cesello, è il messaggio che portano alla riunione. Non basta la sostituzione di una o due pedine dell'esecutivo: serve un azzeramento della Giunta, con una connotazione più politica, anche con il possibile ingresso di qualche capogruppo. Un affondo condiviso dal siciliano più influente e vicino a Matteo Renzi: Davide Faraone. Un reset totale tale da interessare il governo regionale ma anche le presidenze di commissione all'Assemblea siciliana e la composizione della segreteria del partito. Una sorta di morbido commissariamento che Crocetta si è sempre rifiutato di accettare. La richiesta viene formalizzata da parte dei renziani al segretario, il cuperliano Fausto Raciti, coerentemente con quanto anticipato sabato dal vicesegretario Mila Spicola. I cuperliani detengono posizioni strategiche, come la presidenza degli Affari istituzionali, della Sanità e delle Attività produttive. Ma l'area di Raciti si schiera sulla difensiva. E lo stesso segretario regionale prova a smorzare l'affondo e rilanciare la palla nel campo avversario. «Tutti vogliono l'azzeramento – dice Raciti nella sua relazione – bene! Comincino a ritirare i propri assessori dalla giunta, altrimenti è solo un fuoco di paglia, un modo per buttare fumo negli occhi». Gli fa eco Antonello Cracolici, presidente della commissione Affari istituzionali. «I renziani vogliono l'azzeramento della giunta? Sono in giunta, se lo hanno chiesto si dimettano altrimenti è tutta una finzione».

In questa partita al vetriolo tra le correnti in libertà del Pd, con l'Udc spaccato in due, con il nuovo Pdr di Salvatore Cardinale che chiede un governo politico, con i cinque consiglieri eletti nel listino «il Megafono-Lista Crocetta» entrati nei mesi scorsi in rotta di collisione con il fondatore, prova a inserirsi anche Forza Italia, cercando di scompaginare le carte. Il coordinatore siciliano azzurro, Vincenzo Gibiino, convoca una riunione alla quale prenderanno parte anche i parlamentari dell'Ars. L'obiettivo dell'incontro è determinare in un documento le ragioni della mozione di sfiducia che il partito presenterà in Assemblea contro il presidente della Regione Rosario Crocetta la prossima settimana. Sul documento - fanno sapere esponenti di Forza Italia all'Ars - si cerca il più ampio consenso. Una formula che tradisce la volontà di lavorare di sponda con i grillini. Il Movimento 5 Stelle potrebbe essere, infatti, l'ago della bilancia. In meno di due anni di guida al governo, questa sarebbe la seconda mozione di sfiducia presentata contro il governatore.

Il braccio di ferro, insomma, è iniziato. La tensione è alta. Ma nonostante tutto in pochi - a tre anni dalla conclusione naturale del mandato di Crocetta - sono disposti a scommettere sulla reale volontà dei consiglieri regionali di portare lo scontro fino all' extrema ratio .

Rischiando il Big Bang e l'interruzione anticipata della legislatura.

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