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Cruz-Rubio, fuori i secondi

I due sono i soli possibili avversari di Trump nella corsa dei repubblicani alla Casa Bianca

Cruz-Rubio, fuori i secondi

New York - In una campagna elettorale che sa sempre più di fiction, un «decimo candidato» scavalca i rivali nell'ultimo dibattito trasmesso dalla Cnn tra gli aspiranti alla nomination repubblicana. Tra i contendenti del Grand Old Party irrompe infatti Frank Underwood, il politico senza scrupoli che arriva alla Casa Bianca nella serie «House of Cards», e si materializza nella pausa pubblicitaria con un video che ha tutta l'aria di uno spot. Ma è la trovata di Netflix, che affida ad Underwood/Kevin Spacey l'annuncio della quarta stagione della serie, sugli schermi dal 4 marzo 2016. Al centro della scena tra i candidati «in carne ed ossa», invece, il tema del terrorismo l'ha fatta da padrone: sul palco è stato un «tutti contro tutti», e ognuno dei rappresentanti della sponda destra del Potomac ha presentato la sua ricetta per sconfiggere l'Isis. Se Donald Trump ha detto di voler ingaggiare «le nostre menti migliori» per fermare i jihadisti su internet, il beniamino dei Tea Party, Ted Cruz, ha citato a ripetizione Ronald Reagan, fino ad affermare che servirebbe un Commander in Chief come fu lui rispetto al comunismo. Martedì sera il re del mattone ha mostrato toni più pacati, pur senza perdere la consueta verve, ma la vera sorpresa è stata l'ex governatore della Florida Jeb Bush. Per la prima volta il figlio e fratello degli ex presidenti George e George W. ha tirato fuori le unghie e si è esposto innescando un botta e risposta con il miliardario newyorkese. Non contento, a poche ore dal termine del dibattito è tornato alla carica, definendo Trump «un bullo, un prepotente totalmente impreparato per la presidenza». «Non è un candidato serio e non pensa a quello che dice», ha continuato Bush, ribadendo che «vietare l'ingresso dei musulmani sarebbe un danno alla nostra sicurezza». Il magnate dell'immobiliare da parte sua non è rimasto a guardare, e rivolgendosi al rivale ha affermato: «Sei una brava persona, ma ci serve gente più vigorosa». «Abbiamo bisogno di forza - ha continuato Trump - con il tuo atteggiamento non si rifà grande l'America». All'indomani del dibattito, invece, alla schiera dei critici di Trump si è aggiunta anche l'attivista pakistana Malala Yousafzai, la più giovane premio Nobel per la pace della storia. In una intervista alla tv inglese Malala ha condannato l'idea del magnate di vietare ai musulmani l'ingresso negli Usa, dicendo che la sua «è un'ideologia dell'odio». Sul palco di Las Vegas è stata anche un'altra coppia a fare scintille, quella di Ted Cruz e del giovane governatore della Florida Marco Rubio. I due, che nei sondaggi inseguono più da vicino Trump, sono andati allo scontro a più riprese, soprattutto sul tema dell'immigrazione. Il senatore del Texas ha puntato il dito contro Rubio per le sue posizioni, affermando che «quando c'è da combattere il terrorismo la sorveglianza viene prima dell'immigrazione». Nel mirino è finita la coppia Barack Obama-Hillary Clinton: il presidente e l'ex segretario di stato oggi candidata per la nomination democratica sono stati citati ripetutamente. «È loro la responsabilità per l'avanzata dell'Isis», ha chiosato la candidata Gop Carly Fiorina. Mentre il governatore del New Jersey Chris Christie li ha definiti «incoscienti», e per Ted Cruz chiunque dei nove contendenti repubblicani sarebbe un miglior presidente di Obama o di Hillary.

Proprio Hillary, come di consueto, ha commentato in tempo reale il dibattito: «Non lasceremo che Trump o nessun altro candidato repubblicano vinca la corsa alla Casa Bianca», ha sentenziato su Twitter. «Solo un candidato in queste elezioni - ha aggiunto l'ex titolare di Foggy Bottom - sa come si costruiscono le coalizioni e come rendere il mondo più sicuro».

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