Economia

La cura Draghi è debole e lo spread torna a crescere

La Bce allunga il Quantitative easing fino a marzo 2017 e apre alle obbligazioni degli enti locali. Mercati delusi: il differenziale Btp-Bund tocca quota 130 e poi si ferma a 96

La cura Draghi è debole e lo spread torna a crescere

Come quei bambini che scartano il pacco dono e non trovano il regalo voluto. Così i mercati, che dalla Bce si aspettavano la spada magica capace di sconfiggere l'Idra a due teste (deflazione e bassa crescita) e si sono invece ritrovati tra le mani una fionda. La reazione? Ben oltre quel «disappunto» che si raccoglieva ieri nelle sale operative, modo elegante per mascherare un'arrabbiatura a doppia zeta espressa molto meglio dai contorcimenti delle Borsa (-2,47% Milano, e quaresima diffusa in tutta Europa, con ribassi anche superiori al 3% e 250 miliardi di capitalizzazione in fumo); dal surriscaldamento dello spread Btp-Bund, arrampicatosi fino alla vetta dei 130 punti prima di calare in chiusura a 96, con effetti sui rendimenti dei decennali italiani (1,62%, oltre 20 punti sopra la chiusura di mercoledì); e dalla fiammata dell'euro, schizzato a 1,09 dollari quando solo l'altroieri il cambio col biglietto verde era appiattito sotto quota 1,06.Ma cosa ha mai combinato Mario Draghi per trasformare in fiele la luna di miele coi mercati? Una sola cosa: non li ha soddisfatti. Non è bastato allungare fino al marzo 2017 il programma di acquisto titoli, il bastione fondamentale per sostenere la crescita e rinsanguare l'anemica inflazione dell'Eurozona, quando invece si puntava su un'estensione del quantitative easing fino al settembre dell'anno prossimo e su un innalzamento da 60 a 80 miliardi dell'ammontare degli acquisti mensili. Né è servito inserire nel Qe anche le obbligazioni degli enti locali, lasciando però fuori i bond in ristrutturazione e a rischio di non rimborso. Quanto ai tassi sui depositi, la Bce si è limitata a un taglio di 10 punti (da -0,20 a -0,30%), mentre c'era chi scommetteva su una riduzione di 20-30 punti. Fermo allo 0,05%, inoltre, il tasso di riferimento.Draghi ha difeso con forza le scelte fatte («richiederanno tempo per essere comprese»), ricordando che tra le misure c'è anche quella del reinvestimento dei rendimenti dei bond acquistati e quella con cui viene garantita alle banche liquidità illimitata e a tasso fisso fino al 2017. Inoltre, resta aperta la porta a un allungamento temporale del Qe e all'inclusione nel programma di altri tipi di titoli. «Il piano è molto flessibile - ha spiegato l'ex governatore di Bankitalia - possiamo aggiustare le dimensioni, l'orizzonte e non troviamo ostacoli in questo in problemi tecnici, anzi rivedremo alcuni di questi parametri tecnici in primavera». L'Eurotower è convinta di essere sulla strada giusta: «Stiamo facendo di più perché le misure funzionano, non perché sono un fallimento», ha detto Draghi. E il contributo delle strategie monetarie viene «pesato» in un 1% di apporto al Pil di Eurolandia nel periodo 2015-2017. Anche se vanno messi in conto i «notevoli effetti» sui bilanci pubblici causati dal continuo afflusso di migranti.La coperta è però ancora corta: se da un lato sono state alzate le stime di crescita, portando la previsione per il 2015 a 1,5% da 1,4% di tre mesi fa, lasciando invariata all'1,75% quella per il 2016 e ritoccando al rialzo quella per il 2017 (da 1,8 a 1,9%), dall'altro lato le stime sull'inflazione indicano ora un 1% l'anno prossimo (dal precedente 1,1%) per il 2016 e un 1,6% (da 1,7%) per il 2017. Invariata allo 0,1% la previsione per quest'anno. Insomma: prezzi ancora troppo lontani dal target del 2%. Finora, il bazooka ha mancato il bersaglio. E se l'euro continuerà a salire, saranno guai.Al tirar di somme, la Bce ha avuto il braccino corto? Poco coraggio? Il fatto è che attorno alla riunione di ieri si erano create aspettative altissime. Probabilmente eccessive, benché incoraggiate dalle aperture di Draghi a favore di un Qe extra-strong. Ma il problema è un altro: i mercati sono ormai drogati dalle banche centrali.

Se non aumenti la dose, si incazzano.

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