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La cura Romagnoli per Rai Sport: chiuso un canale, redazione in rivolta

Nel caos la testata sportiva di Viale Mazzini, i giornalisti minacciano lo sciopero contro i tagli. E il direttore traballa

La cura Romagnoli per Rai Sport: chiuso un canale, redazione in rivolta

C'è un altro fronte caldo per la Rai del renziano Campo Dall'Orto, quello di Rai Sport. A dirigere la testata sportiva di Viale Mazzini il direttore generale ha chiamato l'anno scorso Gabriele Romagnoli, già firma di Repubblica e Vanity Fair (stesso giro da cui venivano Carlo Verdelli e Francesco Merlo, da poco usciti in polemica con l'azienda), contratto triennale, 230mila euro l'anno più una percentuale variabile legata al raggiungimento degli obiettivi. Ma finora l'estro innovativo di Romagnoli si è infranto contro la burocrazia Rai, e sono più problemi che altro.

L'ultima novità è la chiusura di RaiSport 2, che ha trasmesso per l'ultima volta domenica scorsa. Chiusura, sottolineano dalla Rai, già prevista da un precedente piano dell'epoca Gubitosi, ma realizzata sotto la direzione di Romagnoli, che nel piano editoriale aveva presentato i destini della testata sotto una luce ben diversa («É come se si fosse aperto uno spiraglio spazio-temporale o si fossero allineati i pianeti, questa è una congiunzione favorevole e orse irripetibile per chi lavora a RaiSport e ha davanti a sè questi tre anni»). Proprio stamattina il cdr di RaiSport incontrerà Romagnoli per sapere cosa ha fatto per impedire la chiusura del canale. Il tono dell'ultimo comunicato sindacale fa capire il clima: «L'assemblea di RaiSport esprime profonda preoccupazione sul momento della Testata. La chiusura di RaiSport 2 è da considerarsi inaccettabile. Il piano di digitalizzazione della Testata resta tuttora profondamente incerto sui tempi, nonostante l'impegno preso dal direttore Romagnoli, in sede di piano editoriale, di completare il processo entro quattordici mesi». Premessa per la minaccia di tre giorni di sciopero affidati al cdr dalla redazione, che ha già sfiduciato Romagnoli. Di dimissioni, come quelle di Merlo e Verdelli, per ora non si parla. Né di un intervento dell'azienda sulla guida di RaiSport, che non è in discussione. Ma gli ascolti non decollano nonostante i cambi fatti da Romagnoli nelle conduzioni. La redazione, poi, è in maggioranza contro il direttore, «chiusosi in un inaccettabile silenzio anche nel confronto sindacale». Atteso al varco anche nella prova ascolti dei nuovi docufilm sui campioni dello sport che partiranno a fine febbraio, un suo cavallo di battaglia.

Ad agitare i 120 giornalisti di RaiSport (di cui cinque vicedirettori, tutti a Roma, anche se alcuni programmi storici si fanno a Milano) c'è pure lo spettro dei tagli annunciati per stare in linea con il nuovo budget. Si temono tagli sugli eventi in esterna. E qui la replica ad ogni sforbiciata sgradita di Romagnoli è già pronta: la chiamata di un commentatore esterno, Mario Sconcerti, con un contratto da 200mila euro l'anno. E prima ancora la stessa assunzione di Romagnoli, a cui l'assemblea dei giornalisti ha rinfacciato di essere «l'unico dirigente di testata giornalistica finito» nell'elenco di Cantone per le nomine di esterni in Rai. C'è poi il costo dei trasferimenti in massa di «conduttori, curatori e collaboratori, con aggravio di spese» da Roma a Milano per i programmi che si realizzano nella sede di corso Sempione, come ha denunciato il piddino Michele Anzaldi.

I problemi non mancano, le tensioni con la redazione neppure, gli ascolti arrancano. Altro flop in vista per la stagione Dall'Orto?

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