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Le cure "gender" nell'ospedale del Papa. "La transizione? Giusto non ostacolarla"

Uno staff di psicologi e psichiatri affronterà i disagi degli adolescenti. "Poi rilasceremo un certificato di idoneità all'avvio della terapia ormonale"

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I dubbi sull'identità di genere e il desiderio di un cambio di sesso verranno affrontati nell'ospedale del Papa. A conferma di un'apertura, non scontata, verso le problematiche gender della generazione Z. Al policlinico Gemelli di Roma apre un poliambulatorio dedicato alla disforia.

Una équipe multidisciplinare di psicologi e psichiatri comincerà un percorso con gli adolescenti in crisi di identità, coinvolgerà le loro famiglie, cercherà di capire da cosa nasce il disagio nel proprio corpo. E alla fine, dopo un iter che durerà qualche mese (a seconda dei casi), rilascerà un certificato. Una sorta di diagnosi nulla-osta che le famiglie potranno presentare negli istituti clinici in cui si effettuano le terapie ormonali di avvio alla transizione di genere.

In sostanza, si vuole scavare a fondo sulle cause e la convinzione dei ragazzi per fare in modo che una scelta così importante non sia superficiale. Soprattutto dopo le indagini aperte su alcuni centri di cura, tra cui l'ospedale Careggi di Firenze, in cui si sospetta che la triptorelina venisse somministrata senza rispettare le procedure dell'Aifa. Cioè senza un percorso di psicoterapia. «È bene dirlo subito: il nostro obbiettivo principale è affrontare il profondo dolore che affligge i ragazzi con disforia di genere - spiega Gabriele Sani, ordinario di Psichiatria all'università Cattolica e direttore dell'unità operativa di Psichiatria clinica e d'urgenza della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli - Non vogliamo essere in alcun modo un centro di coercizione. Non intendiamo condizionare nè dissuadere nessuno. Il nostro percorso sarà una riflessione condivisa per andare a fondo del disagio».

A seconda dei casi, lo staff di psichiatri e psicoterapeuti chiederà l'affiancamento di un endocrinologo, di un nutrizionista o di uno specialista che può aiutare a completare il quadro clinico. «La disforia di genere è solo l'ultima manifestazione di un profondo processo di trasformazione socio-culturale che dalla nascita di internet in poi ha promosso un nuovo modo di pensare, di comunicare e di percepire la realtà - afferma Federico Tonioni, ricercatore di Psichiatria all'Università Cattolica e dirigente medico della UOC Psichiatria clinica e di urgenza della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS - Hikikomori, Disturbi dell'apprendimento e disforia di genere sembrano muoversi su quel confine sottile che separa le sorprendenti potenzialità evolutive dell'essere umano dalla possibile genesi di nuove psicopatologie. E come spesso accade questi due ambiti sono destinati a sovrapporsi. Ci avviciniamo all'apertura di questo nuovo servizio animati dal bisogno di comprendere, lontani da qualsiasi pregiudizio e nel rispetto di ogni individualità, consapevoli di lasciare ai giovani di oggi un mondo sempre più difficile da abitare».

In Italia non c'è una stima precisa di quante persone soffrono di disforia di genere. I dati epidemiologici non sono univoci: le stime attuali contano circa 400mila individui trans nel nostro paese, numero che è ampiamente meno del 1% della media mondiale.

Quello che è chiaro, e che va affrontato, è che i sintomi si manifestano fin da bambini e ignorarli cresce giovani infelici.

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