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Genitori maggiordomi. Attenti, così crescono ragazzi bamboccioni

La ricetta spagnola per figli più autonomi: imponete le faccende di casa già a due anni

Genitori maggiordomi. Attenti, così crescono ragazzi bamboccioni

La corsa contro il tempo inizia presto, non importa a che ora si punta la sveglia. È tardi comunque. Si pianifica ma si corre, sempre. Via il pigiama, doccia al più grande mentre si scalda il latte, telecomando alla mano per sintonizzare il canale sul cartone animato preferito, poi i vestiti e la borsa e la merenda e: «Come faccio a mangiare se non ho il cucchiaino?». «Mi porti l'acqua?». «Mi allacci le scarpe?» «Mi passi i biscotti?». Genitori che si affannano e portano, consegnano, allacciano, vestono, obbediscono: genitori che si sono convertiti in maggiordomi. Servi sottomessi agli ordini di figli dispotici che chiedono, impongono, pretendono. Madri e padri intenti a esaudire richieste, a riordinare camerette, ad allacciare per bene giacche e cappotti, a soffiare nasi e fare attenzione a non scordarsi la merenda. Ma c'è un limite che, secondo lo studio di un gruppo di psicologi spagnoli, è stato superato. «Stiamo creando un modello in cui i bambini vivono in un ambiente domestico iper protetto, disegnato per evitare ai piccoli ogni compito scomodo, come le piccole faccende domestiche», spiega Maribel Martinez, autrice, con Miguel Herrador del libro «Ninos sin miedo» (Bambini senza paura). Sì perchè insegnare loro a rifare il letto, a dare la pappa al cagnolino di casa, aiutare i fratellini più piccoli, non solo serve per ripartire tra tutti i compiti, ma serve a rendere più responsabili, più autonomi. In sintesi, fa figli meno bamboccioni. Insomma tornare alle vecchie abitudini, di quando la mamma ti imponeva di rifare il letto, di sistemare il caos in casa fa bene ai piccoli. È questo il segreto secondo gli spagnoli per rendere figli più attrezzati davanti alla vita, perchè fuori in fondo è tale e quale come in casa, collaborare, con pazienza, quindi tanto vale approfittarne subito.

Fin dai due anni infatti si può partire con il programma. Iniziando ovviamente dai compiti facili come riordinare i giocattoli, mai tirarne fuori uno se non si è messo via quello precedente, e poi via così, approfittare della voglia di imitare l'adulto che è caratteristica tipica nei piccolissimi e permettergli così di sparecchiare, togliere i piatti dalla lavastoviglie, insegnare a collaborare vuol dire anche sviluppare l'indipendenza del domani. Guardare al futuro di un bambino responsabile passa così anche dalla cucina.

Spostare la prospettiva, rimettere in equilibrio. «Riempiamo la vita dei figli di attività extra scolastiche, dice Martinez, gli facciamo fare pianoforte, calcio, tennis, nuoto, scacchi, inglese, ma non ci preoccupiamo di insegnargli a rifare il letto, a pulire il pavimento. Anzi, solo a dirlo ci sembra scandaloso». Stiamo diventando genitori iperprotettivi che trattano i figli come eterni cuccioli indifesi da accudire. E invece secondo gli spagnoli non c'è tempo da perdere e stilano una tabella con tanto di età adatte per dare compiti, a sette anni ad esempio dovrebbero già essere organizzati a fare lo zaino per andare a scuola, senza dimenticare nulla, a 8 anni occuparsi di cambiare i rotoli della carta igienica, buttare la spazzatura, a dieci anni prepararsi la merenda da soli da mettere in cartella, fino ad arrivare a 13 anni, quando si dovrebbe essere pronti a servire la cena ai genitori.

Sogno proibito di chi ancora sente al mattino: «Mi allacci le scarpe?».

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