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"Dai rom ai voti gonfiati, nel mio Pd un sistema schifoso"

ESCLUSIVO Dopo il terremoto dell'inchiesta "Mafia Capitale", il presidente del Pd romano, Tommaso Giuntella, al Giornale.it ammette che nel Pd ci sono troppe irregolarità

Una rom vota per le primarie del Pd
Una rom vota per le primarie del Pd

Mafia Capitale, il commissariamento, ma non solo. Sono giorni di grande tensione per il Partito democratico romano. Tommaso Giuntella, 30 anni, dopo aver perso il congresso cittadino, nel 2013 è diventato il presidente del Pd capitolino. Giuntella, che aveva fatto parte dello staff di Bersani per le primarie del 2012, ha tentato di scalare le vette del Pd capitolino sfidando il renziano Tobia Zevi e l’ormai ex segretario Lionello Cosentino, l’uomo che Matteo Orfini è stato chiamato a sostituire. Da un’intercettazione dell’inchiesta su Mafia Capitale risulta che Salvatore Buzzi avrebbe rassicurato Massimo Carminati sull’esito di quelle votazioni dicendo: “Stiamo a sostene' tutti e due ... avemo dato 140 voti a Giuntella e 80 a Cosentino”. A queste implicite accuse Giuntella spiega al Giornale.it di essere estraneo ai fatti, ma denuncia un sistema interno pieno di irregolarità.

Perché allora è stato fatto il suo nome nelle intercettazioni?

"Probabilmente si è trattato di accordi tra quelli che mi sostenevano e che volevano fare bella figura facendo vedere che erano in grado di portarmi tanti voti. Forse erano proprio 140 dipendenti di Buzzi iscritti al Pd che avevano avuto l’ordine di votarmi ma nessuno sapeva che quella cooperativa fosse così zozza".

Durante quel congresso però vi furono delle irregolarità che lei stesso denunciò?

"Sì, ci sono stati circoli con 40 iscritti in cui votarono più di trecento persone e quartieri come Testaccio dove io presi solo 10 voti contro i 300 di Cosentino ma non gliene voglio fare una colpa. Probabilmente anche per lui qualcuno ha agito alle sue spalle".

E questo come è stato possibile?

"È successo per colpa delle regole che lasciavano la libertà di iscriversi al partito anche venti minuti prima del voto e questa cosa ha falsato soprattutto il congresso dei circoli frequentati di solito da 40 o 50 persone al massimo. È stato triste vedere vincere qualcuno soltanto perché all’ultimo minuto è riuscito a portare al voto 300 iscritti".

Allora qual è stata l’irregolarità più eclatante?

"A Casal Bertone la mia candidata aveva vinto per una manciata di voti. Il giorno dopo trovò la serratura del circolo cambiata e un cartello con scritto: “Circolo del Campo dem”, l’associazione dell’europarlamentare Goffredo Bettini (che all’epoca sosteneva Cosentino ndr), colui che dal ’93 a oggi ha sempre avuto un ruolo da protagonista nella scelta dei candidati sindaco del centrosinistra anche se poi tende a lavarsene le mani…"

All’epoca di quel congresso il Presidente del partito a Roma era Eugenio Patanè, ormai ex consigliere regionale dem, indagato nell’inchiesta su Mafia Capitale. Crede che fosse implicato anche in quelle irregolarità?

"Non lo so, io non seguivo molto le vicende locali del partito".

Ma lei vide dei rom ai seggi per eleggere il segretario o per scegliere il candidato sindaco?

"Li vidi alle primarie per il sindaco e denunciammo anche la cosa. Era ben strano che un rom arrivasse al seggio con 20 euro, si facesse la tessera e votasse per eleggere il futuro candidato primo cittadino della Capitale ma le regole lo consentivano".

E i rom votarono per Marino?

"I rom hanno votato anche per David Sassoli che era appoggiato dall’ex capogruppo in Campidoglio Umberto Marroni ( figlio di Angiolo Marroni, garante dei detenuti del Lazio ndr), amico di Buzzi, il quale ha puntato su entrambi i candidati così da sentirsi al sicuro chiunque vincesse."

Quindi, come direbbe Veltroni, è colpa dei signori delle tessere? Tessere che Orfini ha ridotto da 16 a novemila…

"No, non è colpa delle tessere ma di un sistema schifoso e aberrante che ha permesso di iscriversi fino a un minuto prima del voto. I signori delle tessere in passato hanno sostenuto anche Veltroni e ci saranno sempre finché vi sarà un partito liquido e scalabile da furbi in cui le persone contano più delle idee…"

Ma dopo questo scandalo Marino si dovrebbe dimettere? Non è lui che ha nominato Walter Politano, il capo dell’anticorruzione al Campidoglio?

"No, Marino deve continuare per non darla vinta a chi voleva cacciarlo.

Politano lui non lo conosceva, è stato messo lì dalle correnti ma non sapeva che noi l’avevamo cacciato dal Primo Municipio perché non ci piaceva il suo modo di lavorare."

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